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Marco Parente, il Diavolaccio

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Il Diavolaccio in un certo senso prosegue il discorso iniziato con lo spettacolo “Il rumore dei libri”,con alcune sostanziali differenze. Quella fondamentale è che per la prima volta introduco in un mio lavoro un personaggio narrato e narrante, con una sua personale storia da raccontare e spesso subita. Certo! Non è un soggetto molto originale, così come tutte le storie che lo circondano. Forse in questo spettacolo, verremo a sapere che il diavolaccio, al contrario di Dio, riuscirà a dimostrare la sua non esistenza estromettendosi così dai secoli di storia che lo vogliono protagonista e lasciandoci la sola eredità delle nostre azioni e del nostro destino, compresa quell’anima che tanto ci spaventa. Complici di questo sacro gioco:il suono,il movimento,la luce e gli oggetti calzanti. Il primo è affidato a me medesimo, ad Andrea Allulli (piano e varie macchine parlanti) a Emanuele Maniscalco (per tutto ciò che concerne il tempo) e a Mattia Coletti,che di noi tre, tira le fila del suono. Il secondo(il movimento) a Francesca Gironi. Il terzo, il disegno della luce a Marco Falai. Gli oggetti calzanti,i costumi e le scene da me pensate sono realizzati da Serena Costarelli. L’allestimento è di Roberto bua.

Il gran capo

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Questo è il suo articolo n°3459

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