Vuoi essere informato sui nostri Ticket Deals?
Iscriviti alla nostra newsletter.

* obbligatorio
Close

Salvami l’anima, una psicofavola

Quante volte vi hanno detto “fatti vedere da uno bravo”? A me tantissime. Su ammettetelo, a volte pensate che i tempi sono maturi per qualcosa di terapeutico per la vostra psiche. Qualcosa di psicoterapeutico ed anche illustrato poi sarebbe la svolta. Talvolta i flussi di coscienza degli scrittori sono ancora più curativi delle previsioni e succede che case editrici come la siciliana Smasher pubblichino libri illustrati assolutamente psichedelici, romantici ed ironici come “Salvami l’anima” della giornalista Serena Manfrè, illustrato con le incisioni di Amalia Caratozzolo, illustratrice dello Studio Arturo.

Se il titolo vi ricorda i bellocci palestrati delle copertine Harmony siete un po’ fuori strada. Romanticismo si, e tanto, ma calato in uno scenario assolutamente imprevedibile e comico: un centro di igiene mentale abitato da creature assurde.
“Salvami l’anima” è una psico-favola ambientata in una terza dimensione chiamata Rocca de Guelfòn, casa di cura per persone affette da turbe e squilibri mentali dovuti alla vita di fuori.
Medici e pazienti si incontrano e confrontano con traumi del passato, paura del futuro e alienazione del presente e come accade sempre il limite tra sanità e follia si dimostra molto labile, se non totalmente assente. Così come man mano che la storia prosegue si fondono il piano narrativo e quello simbolico collegati dalle illustrazioni che accompagnano i capitoli del racconto.
Al termine del viaggio nelle vite turbolente dei venti personaggi si conclude un viaggio nella psiche umana che ha un effetto molto simile ad un ascolto integrale di Sgt. Pepper’s dei Beatles. E qualche sospetto sui “riferimenti puramente casuali” delle ultime pagine in effetti è lecito.
Insomma una favola per uomini e donne che hanno smarrito la strada del senno tra un semaforo ed una doppia fila ed hanno dimenticato di avere un cuore che esige favole a lieto fine e non ha vergogna di cantare Tiziano Ferro. Ho fatto quattro chiacchiere con le due autrici e ne è uscita una bella seduta psichiatrica a più’ voci. Pronti a sdraiarvi sul lettino anche voi?

 

Come si scrive una “psicofavola” illustrata? Potrebbe diventare un nuovo genere?

 

S: Beh, io posso solo dire com’è nata questa psico-favola, perché data la maniera casuale in cui è venuta al mondo non ho ricette da fornire a nessuno…Una notte in cui non riuscivo a prendere sonno scrissi un paio di frasi, proprio l’attuale incipit, e solo un anno dopo riaprii quel file. In quel momento avevo, per la prima volta nella mia vita, tempo. E quando decisi che volevo far crescere quell’incipit scoprii che questa voglia veniva dal bisogno di esorcizzare alcuni vissuti e dal desiderio di esercitarmi in un altro campo della scrittura. Però non c’era nessuna trama preconfezionata, nulla di deciso a monte. Così è venuta fuori la storia, anzi le storie, perché i personaggi sono tanti e le loro vicende tutte unite da un filo conduttore: il desiderio di perseguire i propri sogni. Poi è apparso, altrettanto spontaneamente, il lieto fine dovuto a un elemento oggi considerato centrale nel testo, l’Amore “con la maiuscola”. Questo elemento riguarda tutti, ma proprio tutti gli esseri umani: perché a lui aspirano, perché da lui fuggono atterriti, per quello che vuoi, ma insomma, li riguarda… Credo che per questo Salvami l’anima sia piaciuto alla totalità dei lettori, almeno che io fin’ora sappia. Senza contare la tematica della psicanalisi, amata, odiata, rifuggita, abbracciata, ma presente nella nostra società da che è esistito Freud. Quindi credo di poter concludere che l’unica cosa che serve per scrivere una psico-favola è amore verso la psiche e le favole, e io le amo smisuratamente entrambe. Quanto alla tua seconda domanda magari diventasse un nuovo genere! Sempre più persone potrebbero prima di tutto tornare a sognare come bambini e pure smettere di correre come lepri dietro non si sa bene che cosa e riflettere sul fatto che è davvero importante guardarsi dentro.

 

Com’è stato per una giornalista ed un’illustratrice dare vita ad un libro insieme?

 

A: È stato sicuramente emozionante cimentarsi nel raffigurare personaggi e situazioni create dall’autrice. Serena mi ha coinvolto in questo progetto che io ho accolto con grande entusiasmo. È grazie alla sua follia creativa, al contributo delle mie illustrazioni, e soprattutto è grazie alla siciliana casa editrice Smasher che nasce “Salvami l’anima”, un prodotto editoriale molto coraggioso, trattandosi di un romanzo illustrato per adulti. Abbiamo lavorato molto bene insieme, con molta dedizione e tenacia!

 

In che modo hai dato vita alle illustrazioni dei personaggi del racconto?
Sei partita da uno studio razionale di ogni personalità o per restare in tema hai preferito dare sfogo a fantasia ed inconscio?

 

A: I personaggi nel libro sono descritti molto bene, direi in maniera minuziosa, quasi maniacale. In modo altrettanto minuzioso mi sono cimentata nell’illustrarli. E’ stato difficile fare un lavoro di character design, trovare un modo per rappresentarli che non fosse troppo didascalico. Ed è così che nasce l’idea dei simboli, ho scelto per poi esasperare una caratteristica del personaggio, quella che, secondo me, era la più forte e potente.

 

Il libro è disseminato di elementi grafici tra cui numeri, segni stradali, formule chimiche. Che funzione ha il linguaggio dei simboli in “Salvami l’anima”?

 

A: I simboli giocano un ruolo fondamentale. Come accennavo anche prima il concetto di “esasperazione” ritorna a bomba sugli elementi grafici. In qualche modo i simboli danno alla lettura un ritmo ossessivo, sottolineando alcuni degli elementi fondamentali del testo. Come ad esempio il concetto di Sogno e di Tempo. In Salvami L’Anima, orologi sfocati, fermi o senza lancette ci raccontano di un luogo dove il “tempo è un altro tempo”.

 Salvami l'anima - Serena Manfrè e Amalia Caratozzolo

Tra i medici e i pazienti della Rocca chi è il vostro preferito?

S: Non ce n’è uno. Mi piacciono tutti, anche se di qualcuna di queste invenzioni mi sono innamorata nella vita reale.

A: Questa è una domanda difficilissima! Ho letto e riletto di loro, li ho studiati talmente a fondo che credo di essermi affezionata in maniera patologica (giusto per restare in tema) a tutti i personaggi del libro. Mi piacciono molto Azaria e Cimalia, amiche dark innamorate di Freddy Krueger e la sexy infermiera Pilar. E come dimenticare la mitica dottoressa Plume Caterpillar?! Insomma è veramente difficile esprimere una preferenza ma se proprio devo direi che va al Supervisore, per ovvi motivi che non sono naturalmente di natura politica ma di esasperazione di una determinata caratteristica che in qualche modo mi appartiene.

 

Forse è una mia impressione ma il libro emana una misteriosa energia psico-riabilitativa. Scriverlo ed illustrarlo ha avuto effetti positivi sul vostro equilibro mentale?

 

A: Ah ah direi di no… Nel testo si parla molto di confine tra pazzia e sanità mentale. In questo luogo misterioso, “la Rocca” approdano uomini disperati in cerca di aiuto, ma sono proprio i dottori, coloro in cui i pazienti riservano tutte le loro speranze, i primi ad aver bisogno di aiuto…

S: L’energia riabilitativa di cui parli esiste senz’altro. Ciascuno potrà scoprire qual è. Per quanto riguarda l’equilibrio mentale sul mio ha avuto effetti positivi sicuramente, e per due motivi: il primo, l’ho accennato sopra, perché scrivendo ho esorcizzato vissuti, e quando si fa questo si sta meglio per forza, il secondo perché mettere il tutto nero su bianco e vederlo pubblicato mi sta dando tante soddisfazioni, specie sul piano umano.

 

Potendo scegliere un personaggio del mondo reale da Papa Francesco a Raffaella Carrà come psicoterapeuta chi vorreste?

 

S: Non ho dubbi, Papa Francesco. Sono certa che, in qualche momento della sua vita, ha dovuto ascoltare confessioni, per lo meno è abituato…

A: Amanda Lear sarebbe perfetta! Con tanto di tutina leopardata…

 

La presentazione del libro riporta questa frase: “[…] una volta percorso questo cammino si può arrivare a vivere l’unico tempo possibile, l’unico spazio possibile: il Qui e l’Ora, che rappresentano l’unica realtà alla quale ci si può, seppur solo nel presente, ancorare.” Voi questo posto chiamato “Qui ed Ora” l’avete trovato?

 

S: Non credo si tratti di trovarlo, esiste di per sé. Si tratta di viverlo il più possibile, coscienti del fatto che è l’unica cosa che possediamo veramente. 

A: No! non l’ho ancora trovato ma credo che la cosa più importante sia credere che un giorno lo troverai.

 

A chi “prescrivete” la lettura di Salvami l’anima?

 

S: Partendo dal presupposto, il mio, che nessuno di noi è né sano né normale, lo prescriverei a tutti. Perché la rottura del confine tra follia e sanità mentale è uno dei messaggi base di questo libro.

A: Direi a chiunque creda di non essere cioè che definiamo “normale”. Cos’è poi la normalità? Quindi mi sento di consigliare questo libro a tutti, sono certa che si ritroveranno almeno in uno di questi personaggi! La prossima settimana la libreria Scripta Manent di Roma ospita la presentazione di Salvami l’anima. Venite a trovarci con una delle vostre patologie!

 

 

Per saperne di più:

http://www.serenamanfre.it/

https://www.facebook.com/amaliacarat

http://www.edizionismasher.it

la Germanz

scritto da

Questo è il suo articolo n°102

Sullo stesso genere:

Community feedback