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Siamo stati ad Europunk

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“Now I Wanna Sniff Some Glue” è una canzone del gruppo punk Ramones, la quale ha ispirato il titolo della punk zine Sniffin’Glue di Mark Perry. Su questa rivista di altri tempi apparivano immagini di gente con creste colorate come quelle di un pavone in fase di corteggiamento con ai piedi stivali nerissimi, giubbotti lunghi di pelle che nascondono sguardi arrabbiati con annessi collari di metallo, spille da balia che trafiggono carne morbida su cui pendono svastiche in segno di anticonformismo.

E poi teschi di cotone che vanno a coprire buchi sui pantaloni, rigorosamente neri. Ora come in una pozione mescolate queste visioni ad una cornice romantica del centro di Roma, un luogo da cui è possibile ammirare le meraviglie architettoniche che sovrastano lo spazio circostante. Il risultato è Europunk, un vero e proprio parco giochi per gli amanti del movimento punk. Ebbene sì, c’eravamo anche noi ieri all’inaugurazione tenutasi a Villa Medici, non potevamo mancare ad un evento atteso da molti nostalgici del punk, quello vero, originale degli anni settanta.

La mostra, visitabile fino al prossimo 30 marzo, intende ricordare attraverso 550 immagini e video editi ed inediti, alcuni momenti importanti della scena punk, specie quella della metà degli anni settanta, con un vero e proprio tributo alla musica e alle tendenze culturali che hanno caratterizzato il mondo socio-culturale nelle epoche successive.
Vi attende una scorpacciata di copertine di album fantastici come quella dei Sex Pistols a cui è dedicato un ampio spazio tra illustrazioni e video. “God Save the Queen” apre difatti la mostra, a cui sono stati aggiunti docufilm dedicati alla nascita del movimento in Europa, come “Jubilee” di Derek Jarman del 1977, dj set, concerti live della durata di venti minuti, un melting pot di manifesti di concerti come quello dei Joy Division a Manchester nel luglio del 1979, un video che ricorda la loro performance a “Something else”, un programma della BBC andato in onda sempre nel 1979.

Non ero ancora nata in quell’anno ma quello che ho visto ieri vale più di mille parole raccontate da chi ha vissuto in quegli anni le contestazioni e il rifiuto di ogni imposizione e forma di controllo sull’arte e sul tessuto sociale, specie negli Stati Uniti, luogo in cui è nata la cultura punk, e nel Regno Unito dove si è avuta la consacrazione dell’ideologia e dello stile di vita del movimento.
La mostra diventa allora anche un’occasione per presentare al pubblico la diffusione della cultura punk in molti paesi europei come in Germania, Svizzera, Francia, Olanda e Italia tutti presenti nella mostra con altri nomi illustri che affiancano quelli già menzionati precedentemente; così vale la pena ricordare il gruppo francese Bazooka, studenti squattrinati inclini al fumetto e alle vignette, il punk tedesco di Carmen Knoebel, e attenzione cari lettori, tra tutti questi bei nomi e copertine fantastiche compare qualche custodia dei dischi “Superman” e “Primo secondo frutta – Ivan compreso” di Ivan Cattaneo, ebbene sì proprio lui assieme agli osannati The Damned e God’s Heart Attack.

È rinomato il rifiuto dei punk per il passato e per l’arte, come per gli esponenti dadaisti, eppure il loro desiderio di rivoluzionare il mondo passa attraverso tecniche come la fotocopia e il ciclostile, le quali si traducono in creatività ed energia pronte ad esplodere in qualsiasi momento ed in qualsiasi luogo, oltrepassando i confini di ogni etichetta e ogni forma di vita convenzionale.
Non arricciate il naso a questi dannati che ci hanno dato una lezione.

Per chi volesse saperne di più: Europunk

Eva Di Tullio

scritto da

Questo è il suo articolo n°178

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