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War Songs di Agata Pietron

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Agata Pietron è una fotografa e reporter polacca quindi sa bene cosa significhi vivere in un paese che porta addosso le cicatrici della guerra. Arrivata in Congo (Repubblica Occidentale del Congo) sapeva a cosa andava incontro ma non sapeva di trovare qualcosa in più. Ciò che ha stupito la fotografa è stato il fermento hip hop congolese, una crew di adolescenti o poco più che racconta come gli  avvenimenti successi quindici anni prima, quando avevano più o meno due anni, abbiano segnato le loro vite e il loro paese.

War Songs - Agata Pietron

Questi ragazzi vivono in uno dei paesi più pericolosi del mondo e fanno musica e dal loro rap traspare l’influenza dei genocidi e dello spirito dei rifugiati del Ruanda. Rutshuru, la città di questi ragazzi ha visto nascere numerose band rap, R&B, soul e hip hop come Dangerous, Young Boys, B2K, Kashmal, Lille Cent, Peace Life, Victory. In un mondo devastato da genocidi, guerre civili e malasanità, i ragazzi alimentano le proprie speranze con il genere musicale che per antonomasia descrive e cerca di combattere problemi di carattere sociale o politico.

War Songs - Agata Pietron

La Pietron è arrivata nel Kivu nel 2008 con l’obiettivo di documentare la condizione della donna e invece ha incontrato questi ragazzi che lavorando nelle radio locali, quando la connessione internet funzionava, aveva incominciato a vedere video di gruppi rap francesi o americani e così, avevano organizzato una manifestazione di due giorni, con un contest dove il vincitore era premiato con 100 dollari (lo stipendio medio di un insegnante in Congo è di 50 dollari al mese). Durante la manifestazione hanno utilizzato basi registrate sulle note delle quali hanno cantato e ballato fino all’alba. L’evento si è svolto nella comunità di Kaoze nel villaggio di  Rutshuru, Nord Kivu.

 

 

La band che ha vinto il contest, i Dangerous, ha registrato una canzone, Pata Kitu (“Get Something,” in Swahili), in uno studio di Goma.

 

Per saperne di più:

www.agatapietron.com

Maria Caro

scritto da

Questo è il suo articolo n°444

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