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Ancona e il suo Adriatico Mediterraneo

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Si è concluso domenica 6 settembre il Festival Adriatico Mediterraneo, tenutosi ad Ancona dal 29 agosto e si è snocciolato per una intera settimana con tanti appuntamenti giornalieri da far girare la testa anche a chi soffre di iperattivismo. Il progetto, interamente finanziato dalla Regione Marche, dalla Provincia di Ancona, il Comune di Ancona, rientra in un più ampio programma di cooperazione internazionale e ha nelle sue intenzioni più ambiziose, quanto realizzabili, fare diventare la città capoluogo delle Marche una città riferimento per la promozione di eventi culturali attraverso una pluralità di manifestazioni artistiche.

Riassumere questa settimana in poche righe è impresa alquanto ardua, ma di certo questo festival ha, tra gli altri meriti, quello di rendere Ancona una città viva, piena di gente fino a tarda ora e non è cosa da poco. Il pomeriggio è stato dedicato agli incontri con scrittori, giornalisti, poeti, attori teatrali, tutti portatori di storie del Mediterraneo; Fabrizio Gatti e il suo Bilal ci hanno raccontato le storie dei migranti; Elettra Stamboulis e Gianluca Costantini hanno percorso per noi le strade caotiche di Istanbul, mentre al confine infuria l’ultima guerra del Libano; Moni Ovadia ha rappresentato il cammino di sofferenza solitaria degli ebrei e dei rom. Nell’ambito di questo spazio merita ricordare la preziosa e significativa partecipazione di Abdulah Sidran, venuto ad Ancona per presentare il suo “Romanzo Balcanico” assieme al curatore dell’opera Piero Del Giudice e ad alcuni collaboratori. Sconosciuto ai più, Sidran è il poeta di Sarajevo, colui che ha fortemente voluto restare, a differenza di alcuni suoi concittadini, in nella sua città assediata dai Serbi negli anni 1992- 95; attraverso le sue opere il volume, ingombrante e consistente (958 pagine), racconta la storia e la tragedia della ex Jugoslavia, che una guerra forse inutile ha ridotto in un paese diviso.

Il Festival ha fatto rientrare nel suo programma anche i concerti al tramonto; le vestigia millenarie dell’arco di Traiano, che sorge nella sua bellezza di monumento romano nell’area del porto, sono state preferite per i concerti al tramonto; così, mentre il sole caldissimo e afoso di fine agosto salutava il giorno, gli anconetani si sono trastullati con musica d’autore come un soffio benefico proveniente dal mare.

Lo spazio che ha accolto la maggior parte degli eventi è la Mole Vanvitelliana (ex Lazzaretto) per i concerti, l’intrattenimento al baretto (meglio conosciuto come il Lazzabaretto), gli incontri con gli scrittori, il cinema, le mostre. In particolare l’ampio cortile ha ospitato esibizione di maggiore calibro e il pubblico ha assistito all’avvicendarsi sul palco di musiche magrebine, gnawa, klezmer, folk rock, sefardite, etno jazz sarde, per culminare domenica con Emir Kusturica e la No Smoking Orchestra.

Per dovere di cronaca racconterò l’evento culminante e conclusivo del Festival AdMed, anche se, personalmente, non posso celare una certa delusione. Rock in chiave balcanica e le colonne sonore di Gatto nero gatto bianco, de La vita è un miracolo, hanno accesso letteralmente la piazza colma di persone; è stata una bella festa, abbiamo tutti ballato e riso con le gag della band che ha saputo coinvolgere il pubblico, regalando anche un momento di gloria a dei ragazzi serbi.

Tuttavia, nella festa, c’è stato qualcuno che si ha mostrato poca partecipazione e mi riferisco ad un certo chitarrista che di cognome fa Kusturica. Ho apprezzato poco l’atteggiamento della “star” Emir, a volte più impegnato a guardare il suo cellulare o a chiacchierare con qualcuno dello staff, che a fare spettacolo. Forse, se non ci fosse stato, avrei apprezzato di più; infatti la No Smoking Orchestra fa uno spettacolo divertente e coinvolgente, la presenza di Kusturica è del tutto marginale, rispetto ad un cantante esuberante vestito con una tutina color puffo con maniche a pipistrello!!

Valentina A.

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Questo è il suo articolo n°43

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