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Convivio, lo spettacolo della convivenza tra parole e danza

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“Sì come dice lo Filosofo nel principio de la Prima Filosofia, tutti li uomini naturalmente desiderano di sapere. La ragione di che puote essere ed è che ciascuna cosa, da providenza di propria natura impinta è inclinabile a la sua propria perfezione; onde, acciò che la scienza è ultima perfezione de la nostra anima, ne la quale sta la nostra ultima felicitade, tutti naturalmente al suo desiderio semo subietti”.

Convivio, Incipit, Dante Alighieri

Come afferma il Sommo Poeta di tutti i tempi nella sua celebre opera sopra citata, il desiderio di conoscere muove l’esistenza di ogni essere umano, chi più chi meno per svariate ragioni e circostanze, potremmo affermare che lo stesso desiderio ci porta molto spesso e costantemente a sconfinare dal nostro io fisico e mentale spingendoci verso il mondo circostante alla scoperta dell’incognito che vive nell’altro, dando vita a quella che si può definire convivenza. Difatti, la parola convivio, la quale deriva dal latino convivium, significa convivere, ovvero vivere insieme ad altri esseri viventi un’esperienza, un luogo, un’emozione che a loro volta assumono sembianze e significati diversi tra tutti i partecipanti chiamati a sottoporsi ad essi. Proprio come la celebrazione di un banchetto di invitati che danno vita al loro gioco di parti e parole mentre si scambiano reciprocamente cibi e bevande. E magari il tutto accade mentre noi osserviamo il loro intreccio di dialoghi e movimenti da lontano ma allo stesso tempo ci sentiamo parte di essi sin dal momento in cui il nostro sguardo si posa su di loro anche solo per un istante. Pure questo prendere parte passivamente ad una scena significa convivere con chi ne è attivamente protagonista, proprio come quando veniamo a conoscenza delle storie dei personaggi di un libro che stiamo leggendo, allo stesso tempo un’azione in cui non prendiamo parte si rivela conoscenza e ci fa divenire protagonisti di essa.

E protagonisti di una convivenza lo siamo stati davvero qualche settimana fa noi che abbiamo avuto il piacere di partecipare allo spettacolo di teatro danza Convivio andato in scena dall’1 al 3 ottobre presso il Teatro Parioli Peppino De Filippo di Roma, realizzato grazie alla regia di Alessia Gatta, alla drammaturgia di Marco Angelilli e dalla magnifica interpretazione di Gioele Coccia, Eleonora Colasanti, Andràs Déri, Gioia Giglio, Pierre-Etienne Morille e Viola Pantano, ovvero i sei componenti della compagnia Ritmi Sotterranei nata nel 2002 e che dal 2014 ha intrapreso un percorso di collaborazione con MDA produzioni danza. Entrando un pochino nel merito dello spettacolo, giusto per sapere di cosa sto per prepararvi a cosa scriverò nelle righe che seguono, il loro convivio si è svolto all’interno di una ipotetica abitazione, la quale è stata divisa in sei ambienti, proprio come il numero dei partecipanti a questo esperimento coreografico, il quale intende indagare il diverso modo in cui la convivenza tra esseri umani si manifesta nella mente e nel corpo degli esseri umani.

Tra passi di danza e accenni di dialoghi i sei attori e danzatori hanno dato vita ad uno spettacolo molto coinvolgente sotto il profilo emotivo, data la spiccata diversità interpretativa, ma anche su quello fisico dando prova della loro bravura nel muoversi sul palco. Insomma non è che io sia una danzatrice o una coreografa ma c’è voluto davvero poco per capire quanto i protagonisti siano stati davvero superbi nel coinvolgere ogni spettatore nel loto tentativo di entrare nel vivo di ogni azione spingendosi oltre quella linea individuale di cui accennavo sopra: la scoperta di ogni ambiente della casa induceva gli spettatori a riflettere sulla condizione degli esseri viventi quando appunto si trovano a condividere lo stesso spazio per un determinato lasso di tempo.

Bicchieri e frutta di diversi colori incastrati e scombinati contemporaneamente passando da una mano all’altra come un gioco prospettico che cambia significato a seconda di chi se ne impossessa, un vedere oltre la normale percezione delle cose che rende tutto surreale ma al tempo stesso concreto e mentre i sei corpi si cercano sul palco con la loro consueta maestria, gli occhi di coloro i quali hanno partecipato a questo incantesimo teatrale si trasformavano in tanti caleidoscopi che che proiettavano innumerevoli forme e combinazioni figurative. Un perfetto connubio tra bellezza della rappresentazione ed estasi del pubblico di cui anche Nietzsche parlerebbe nella sua La nascita della tragedia se l’avesse composta giusto poco più di un secolo dopo e Apollo e Dioniso avrebbero assecondato queste mie parole.

Per tutti gli amanti della danza è andato in scena uno spettacolo a ritmo di hip-hop, house e breaking che i sei corpi eseguivano indisturbati, consapevoli in parte di essere osservati l’un l’altro mentre nel frattempo il loro ego si fondeva insieme alla musica che cambiava a seconda dei loro dialoghi motori. Straordinaria questa compagnia teatrale, Ritmi Sotterranei, nel mettere in scena un aspetto così particolarmente delicato della nostra esistenza in cui tutto ci sembra di passaggio, effimero e labile mentre sono proprio questi attimi che uniti come tanti puntini compongono la nostra essenza e il nostro divenire. La nostra stessa funzione nel mondo in cui viviamo.

Il merito della riuscita dello spettacolo va anche alla regia, alla drammaturgia, insomma a quelle persone che sono riusciti a trasformare in gesti quelle parole che la compagnia in questione è riuscita a mettere in pratica davanti gli occhi di un pubblico romano caloroso, un pubblico che, oramai avvezzo alla chiusura di teatri storici come il Teatro Valle, resta estasiato di fronte a rappresentazioni teatrali di questa portata e di questo genere che vorremmo vedere più spesso non solo nella capitale ma anche nei teatri di provincia.  Spettacoli come questo al quale abbiamo assistito qualche settimana fa ci aiuta a recuperare quello spirito d’amore nei confronti dell’arte di cui siamo tutti figli anche se in questi ultimi anni è stato molto spesso offuscato dalla lobby delle sale da gioco e degli affitti insostenibili i quali hanno sì infierito contro i luoghi dediti alla diffusone culturale come appunto i teatri e i piccoli cinema indipendenti ma che tuttavia hanno creato piccoli opifici in cui attori e registi riescono a creare qualcosa di straordinariamente delizioso proprio come questo spettacolo di cui vi parlo in queste righe.

Non è stato semplice scrivere una recensione a questo spettacolo, descrivervi la profusione di emozioni contrastanti che da esso ne sono derivate, è tutt’altro che logico narrarvi i movimenti corporei dei protagonisti dello spettacolo, si sa che uno spettacolo teatrale non ha recensioni ma il racconto emotivo del rapporto tra attori, storia e pubblico, tuttavia in Convivio si potrebbe discutere per ore ed ore delle storie non dette dei suoi protagonisti, si potrebbero inventare tante biografie per ogni singolo attore, si potrebbe persino prevedere un inizio e una fine come uno spettacolo ligio alle unità di tempo, di luogo e di azione inventate da Aristotele. Si potrebbe certo ma mancherebbe la favola che si nasconde tra quello che vorremmo scrivere noi e quello che scriverebbe il regista e allora la danza sarebbe solo da contorno invece di esserne la protagonista.

Ritmi Sotterranei | sito

Eva Di Tullio

scritto da

Questo è il suo articolo n°178

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