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Daft Punk | Random Access Memory

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daft punk - random access memory

Scrivo solo ora di questo disco perché ho voluto prendermi il giusto tempo per ascoltarlo e farlo sedimentare dentro di me, dopo tutta la serie prima di euforia poi di polemiche in seguito alla sua pubblicazione il 21 maggio. Polemiche che non riesco a comprendere fino in fondo: cosa ci si aspettasse dai Daft Punk non lo so, ma era indubbio che sarebbe stato qualcosa di unico. Stiamo parlando di un duo che ha lanciato l’elettronica negli anni 90, senza i quali non stareste a farvi seghe con i Justice, che devono molto a Moroder e quindi se vogliono fargli un tributo mi pare strano che la gente storca il naso perchè “mi hanno violentato Moroder”. E mi stupisco di come in molti abbiano commentato con un banale e superficiale“oh chemmerda il nuovo dei Daft Punk”, ancor prima dell’uscita ufficiale. Perché questo è evidentemente sintomatico del fatto che non si è tenuto in conto del peso di artisti che sanno quando cambiare le carte in tavola nel panorama musicale, un peso tale per cui Jackmaster al Primavera Sound decide di fare un intero set di tributo agli anni 80 e 70 solo per ficcarci in mezzo “Get Lucky”, che tra l’altro è il pezzo peggiore del disco, a mio parere. I Daft Punk troppo commerciali con tutte queste feat? I Daft Punk sono diventati mosci? Io aspetterei per questo di sentire qualche versione live, prima di poter dare un giudizio. Indubbiamente in confronto ai singoli più famosi questo disco è decisamente groovy ma non pestato; ma prendiamo in considerazione brani come “Veridis Quo” prima di pensare che nel corso della carriera il duo francese abbia prodotto solo pezzi da club. E se volete un tocco di “Daft Punk alla vecchia maniera” il finale di Random Access Memories ve ne dà un assaggio: “Contact” riprende i discorsi di “Human After all”. Contando poi il fatto che, in tutto ciò, non si sono mai posizionati in una nicchia in alcun modo e quest’accusa di “commercialismo” la vedo poco sensata. mi piacerebbe anche aprire una parentesi sull’hype che si crea “a caso” via internet per qualsiasi cosa esca in questo periodo, un hype così immediatamente esagerato che muore di autocombustione lasciando solo una cenere di superficiali critiche copincollate da amici di amici, ma il discorso va approfondito in una separata sede. Può non piacere. È vero. Se non apprezzi le sonorità anni 70 non ti può piacere questo disco, ma bisogna riconoscere che sono -al solito- i primi a dare un sonoro schiaffo al panorama musicale del quale le nostre orecchie si erano decisamente fiaccate. E lo hanno fatto riprendendo in mano egregiamente il suono di 40 anni fa.
Un grande chapeau ai Daft Punk che ancora una volta si confermano creatori di tendenza, quindi. E “Give life back to music”, insomma.

 

 

Per saperne di più:
Daft Punk | sitofacebook

 

 

 

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Noi ascolteremo ogni beat, sentiremo ogni singola nota
e magari ci facciamo scappare un Beans.

Claudia Losini

scritto da

Questo è il suo articolo n°175

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