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Digrignare per rabbia e paura, Santiago Sierra a Napoli

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Da metà maggio in tutta la città, negli spazi destinati alla pubblicità, sono esposte immagini di dentature digrignanti, messe in mostra senza didascalie o spiegazioni. Denti, denti irregolari, caduti, d’oro, immortalati in una smorfia dolorosa e feroce. È una parte della personale di Santiago Sierra che espone al madre con una mostra dedicata allo sgombero del campo Rom di Ponticelli ( rione popolare della periferia est di Napoli). Sierra, artista concentrato sul lavoro di denuncia solitamente realizzato con opere minimali e performance, dopo essersi dedicato per anni al tema del capitalismo realizzando opere divenute subito famose per aver scandalizzato il pubblico, pone l’attenzione sul tema del diverso: “…urlo contro l’intolleranza di tutti i generi, sensibilizzazione verso un silenzio impotente di fronte al montare di odio e paura”.

La mostra si apre con un video realizzato dall’artista mentre il campo viene sgomberato dopo gli attentati incendiari degli abitanti del quartiere, esasperati dalla condivisione degli spazi. Sierra documenta con un reportage fotografico il degrado in cui si trovava il campo e quello che ne resta dopo lo sgombero.
Racconta il loro disagio fotografando solo i denti delle ultime due famiglie rimaste nel campo, che si sono prestate per realizzare l’opera. La scelta di fotografare solo un particolare per raccontare la paura e sensibilizzare contro l’ondata xenofoba è una scelta forte e d’impatto, restituita anche grazie alla grande dimensione delle immagini in bianco e nero.

L’integrazione del percorso museale con l’imponente progetto pubblico è una scelta particolarmente attenta al tema della diffusione del messaggio artistico di denuncia.
Oltre alla mostra su Ponticelli anche una serie di proiezioni video di recenti progetti compreso il discusso “Los Penetrados” realizzato a Madrid sul tema del sesso e la razza, che non era momentaneamente visionabile. Ho trovato la mostra di facile lettura, senza inutili sovrastrutture, chiara e leggibile, dritta all’essenza del messaggio. Racconta una vicenda dura, senza cadere nella trappola della commiserazione.

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Lia Zanda

scritto da

Questo è il suo articolo n°30

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