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Divide et Impera | Guidarini vs Rea all’Exp. di Carrara

Il nome della mostra curata da Andrea Oppenheimer presso l’Exp. Di Carrara, Divide et Impera, deriva dal doppio significato della locuzione stessa.Come motto latino significa che la divisione e la rivalità dei popoli soggetti giova a chi vuol dominarli, ma in informatica indica una metodologia per risolvere problemi. Come possono due artisti incarnare entrambi i significati?

Michele Guidarini  

Lo scopriremo in questo inizio di primavera nei locali dell’Exp. di Carrara per la doppia personale di Marco Rea e Michele Guidarini. Cerchiamo di conoscere meglio la produzione artistica di questi due giovani già celebrati dal Rolling Stone Magazine e da Juxtapoz, che hanno maggior fortuna all’estero, soprattutto a Parigi, Berlino e negli U.S.A patria del Low Brow.

Marco Rea parte da un’immagine patinata, nata per vendere un prodotto, carica di messaggi sottesi che portano alla fascinazione e al desiderio, che incitano al feticismo materiale verso prodotti della cultura di massa. Da questa immagine di base cancella il prodotto e profana la seduzione iniziale, cambiando completamente l’atmosfera e portando il soggetto a piegarsi alla sua volontà, a diventare “altro-da-sé”.

Marco Rea

L’atto di togliere il prodotto annulla il concetto di bellezza legato alla vendita, trasfigurando ogni tentativo di plastificazione della donna per riportarcela vera seppur irreale, dove spesso i rossetti o i mascara che originano le immagini pubblicitarie da lui utilizzate sono poi riportati pieni di colature e imperfezioni: il contrario della loro genesi.

Michele Guidarini invece aggiunge, sovrappone e carica fino all’inverosimile le immagini da cui parte e lo fa trasformandole in prodotto. L’icona culturale o religiosa diventa il prodotto di sé, con un rimando di simboli che portano al contrario della sua essenza.

Micherle Guidarini

Grazie a queste contraddizioni l’artista esprime un’estetica consapevolmente profana e terminale, che per mezzo del suo disinvolto solipsismo e rabbia cosmetica si pone come un rumore che interferisce nella normale successione degli eventi e della loro rappresentazione.

I primi lavori di Guidarini riprendevano una semantica di rottura riconducibile al nazi punk americano, ma nei lavori successivi è chiaro come la sua ribellione sia veicolata più dal senso dell’umorismo che dal desiderio di rottura; il miglior esempio è l’aver individuato nei baffi di Hitler un simbolo ancor più forte ed immediato della svastica stessa. E’ così che 
Le associazioni tra l’icona mediatica e l’immagine sacra (molti dei suoi ritratti sembrano dei “santini”, e molte opere con icone sacre sembrano invece poster di rock stars) sottolineano il senso di “altare” tra il personaggio pubblico e la massa, in un mix di costruzione del concetto sovrapponendolo al suo stesso contrario o immettendo un simbolo (come può essere il logo di Mc Donald’s o la svastica) che possa rovesciarne il significato.

Marco Rea

Quella che Eco chiamava guerriglia semiologica è qui in realtà per Guidarini un senso dell’umorismo nero, sottile ed acuto, farcito di nonsensical statements. Per Rea è invece un canone inverso di seduzione e lussuria che ci lascia la sensazione di contenere un pericoloso fondo di verità, o la parte di essa che di solito ci viene nascosta.

Testi di Andrea Oppenheimer.

Marco Rea | sitoFacebook

Michele Guidarini | sitoFacebookintervista

Ex. | sitoFacebook

 

 

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Questo è il suo articolo n°144

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