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Davide Monaldi fa sarcasmo di ceramica

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Ha fatto dell’ironia il suo marchio di fabbrica. Davide Monaldi, classe ’83, ha scelto la ceramica come forma espressiva prediletta, su cui sfoga storie personali, mondi circostanti, persone e abitudini che elabora senza mezzi termini o mezze misure. Pungente e anacronistico, semplice e impegnato al tempo stesso, Monaldi affronta con nonchalance tematiche scomode e importanti, regalando sorrisi dal retrogusto amaro. Quello che spesso appare sui nostri volti, d’altronde, specchiandosi ogni giorno in quella realtà che ci risucchia lascivamente nei suoi angusti meandri.

Davide Monaldi - foto di Valentina Piccinni

Partiamo dalle origini: come è iniziato il tuo percorso artistico e che tipo di formazione hai avuto?

Mi sono diplomato all’Istituto d’arte, dopodiché ho frequentato un anno di disegno industriale a Milano, per poi passare all’Accademia di Belle Arti di Roma dove mi sono laureato in Scultura. In ogni caso mi sento profondamente autodidatta.

Come mai hai scelto la lavorazione della ceramica come forma espressiva?

La mia ricerca, ultimamente, è completamente dedicata alla scultura in ceramica, un medium tradizionale, spesso legato all’artigianato, ma in cui io credo molto. Essa esprime quella dimensione intimista e ludica a cui mi sento molto legato. È un materiale caldo e vivo, che non finisce mai di stupirmi.

The Worst Day in my Life, 2010, glazed ceramic

Le tue opere sono pregne di ironia e sarcasmo. Che tipo di messaggio vuoi lanciare con esse?

Non mi piace condizionare lo spettatore con il mio punto di vista. Credo ci siano diverse chiavi di lettura che vadano ugualmente bene. Ciò dipende anche dall’attitudine dell’osservatore.

Il tuo stile è giovane, vivace: quanto sei influenzato dalla tv, dalla pubblicità o dai fumetti?

Fumetti non ne ho mai letti, ma sicuramente sia la pubblicità che la televisione (anche se adesso ho la tv sempre spenta) sono stati una fonte di ispirazione, soprattutto all’inizio del mio percorso artistico, quando realizzavo opere dove la satira sociale era più evidente. Adesso sento che la mia ricerca, pur mantenendo la sua ironia, sta diventando più introspettiva.

Dreaming, 2010, glazed ceramic

Leggo che hai realizzato le scenografie per la trasmissione Xfactor: lavorare nell’ambiente mediatico, per un giovane artista contemporaneo, può essere un ulteriore stimolo per la realizzazione di un’arte che abbracci la vita a tutto tondo?

È stata una bella esperienza che sicuramente rifarei. Ho avuto l’occasione di conoscere il mondo televisivo dall’interno e l’opportunità di mettere in relazione il mio lavoro con esso. Considero qualsiasi contaminazione creativa come uno stimolo positivo.

Family (Selfportrait), 2010, glazed ceramic

L’arte può essere uno strumento di presa di coscienza politica, sociale e antropologica? Può aiutare – o deve aiutare – ad educare le persone nel loro approccio con il mondo circostante? Oppure deve rimanere qualcosa che sia più fine a sé stessa? Che tipo di opinione hai?

Personalmente nel mio lavoro non ho mai preso una posizione precisa riguardo a niente, non lo voglio. Le opere che preferisco sono quelle dove c’è sempre una certa ambiguità e contraddizione, e questo non vuol dire che esse siano prive di significato o spessore. La mia ricerca si basa sempre su esperienze del mio vissuto. È possibile che qualcuno possa indentificarcisi: a volte si lanciano messaggi senza la consapevolezza di farlo, ma solo raccontando onestamente di se stessi.

Troubled Guy, 2010, glazed ceramic

Come vedi, dall’interno, il mondo dell’arte contemporanea? E quali sono i tuoi progetti futuri?

Non ho un opinione particolare. Alla fine è un mondo lavorativo come tanti altri, dove si cerca di ottenere un proprio spazio. Attualmente sono in procinto di cominciare un corso di scultura in ceramica per ragazzini. Nel frattempo sto concludendo la realizzazione di una grande scultura, dopodiché inizierò a sviluppare un progetto per un’installazione che dovrebbe aver luogo il prossimo anno.

Per saperne di più: www.davidemonaldi.com

 

Testi di Serena Savelli.

Serena S.

scritto da

Questo è il suo articolo n°6

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