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Lumen urban factory, il concept svelato

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Da venerdì scorso le opere della seconda edizione di Lumen sono esposte nella suggestiva cornice dell’ex fabbrica Salid all’interno del parco dell’Irno a Salerno e ci rimarranno fino al 29 maggio. Una galleria circolare di circa 80 metri lineari, con il soffitto a volta e le pareti in mattone lungo le quali sono state disposte le venti (ne manca ancora una) opere della collezione. Chi è venuto a far visita alla mostra si è trovato di fronte ad una serie di mattonelle 50×50 cm, spesse 1 cm, su cui è stata riprodotta l’illustrazione originale fornita dagli artisti. Il concept alla base di questa esposizione potrebbe essere così sintetizzato: l’Urban art a confronto con la tradizione ceramica salernitana.
Ma vanno fatte alcune precisazioni. L’opera finale è il frutto del contributo di diversi soggetti, ognuno responsabile di una precisa fase di produzione del “pezzo”. L’artista ha fornito un’illustrazione digitalizzata che una prima azienda ha poi inciso mediante l’uso di macchine fresatrici sul cosiddetto “biscotto”, ovvero sulla mattonella grezza. Il disegno così inciso è stato poi affidato alle cure di una seconda azienda specializzata in decorazioni ceramiche artigianali.

Ogni “biscotto” inciso è stato quindi colorato a mano seguendo le indicazioni fornite dagli artisti per poi passare alla “cottura” per completare il processo di colorazione. Dobbiamo ammettere che quello che poi sarebbe stato il risultato finale di questo (tutt’altro che semplice) processo creativo e produttivo nessuno lo poteva immaginare.

Ciò che Lumen ha voluto proporre è da considerarsi una sperimentazione ed una contaminazione tra stili ed approcci creativi molto lontani tra loro. La corrente artistica contemporanea solitamente definita “urban” che si affida ad un mezzo insolito come un “biscotto” per la ceramica, a cui si va ad aggiungere un processo di produzione non convenzionale (l’incisione per fresatura). Lo spunto per questa scelta ci è stato dato proprio dalla location che ha ospitato la mostra. Un’ex fabbrica di laterizi risalente all’800, riconvertita a spazio multifunzionale. Per non parlare poi della grande tradizione ceramica del territorio salernitano, si pensi alla ceramica Vietrese. Vecchio e nuovo che si scontrano, ops, si incontrano, dando vita a qualcosa di decisamente nuovo di cui è difficile dare un’esatta definizione. Ovviamente quando ci si confronta con questo genere di sperimentazione, si deve essere pronti ad ogni genere di giudizio e valutazioni. Quello che possiamo dire è che Lumen sin dalla prima edizione ha cercato proprio questo genere di risultato. Rompere gli schemi tradizionali della produzione creativa che caratterizza un determinato filone artistico per introdurre mezzi, strumenti ed approcci, se non proprio nuovi, almeno estranei a chi opera in questa corrente. Scoprire cosa ne può venir fuori è forse la principale molla alla base di questo progetto.

Vi ricordo che la mostra resterà aperta fino al 29 maggio. Lumen farà successivamente tappa a Roma a partire dal 16 giugno.

Dimitri Grassi

scritto da

Questo è il suo articolo n°319

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