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Packed like sardinas al live di Nicolas Jaar

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“Packed like sardinas”. Non esiste espressione migliore per riassumere l’atmosfera del live di Nicolas Jaar, evento meglio conosciuto come “la festa dei 15 anni di Xplosiva”. L’associazione, che ha il vanto di un festival come il Club to Club, riesce anche stavolta a riempire l’Hiroshima, lo standard è proprio quello del grande evento di novembre: tutti impacchettati per bene all’ingresso a fumare e a salutare chi di dovere, mentre in una pista semideserta un favoloso Valletta scalda gli animi di noi poveri mortali con una scelta raffinatissima di pezzi sempre nuovi.

Ma è quando sale sul palco Nicolas che comincia la lotta alla “prima fila”, questo traguardo inarrivabile.
Che il ventiduenne portato su un piatto d’argento da Resident advisor, Pitchfork e chi più ne ha più ne metta sia una carta moschicida non lo metto in dubbio, il fatto è che spesso e volentieri nel calderone del pubblico ci finisce chiunque: c’è la siliconata che si fa luce sulle tette per metterle in mostra meglio, la gente che si saluta saltando e urlando e nel farlo percorre l’intera sala, quelli che ballano solo con il pugno in alto, quelli che saltano punto, la tipa che crede di essere a una lezione di step, l’immancabile tizio alto due metri che ti si piazza esattamente davanti e oscilla seguendo il tuo tempo (come fate? Lo sapete? Avete particolari sensori di movimento voi, gente dal metro e novanta in su?), la tizia che crede che la tua spalla sia il cavalletto della sua reflex e i limonatori che stanno sottopalco per mostrarsi meglio. Manca solo il ciccione rockettaro ubriaco di birra e molesto. Ah no, c’è anche lui. Ci siamo proprio tutti, anche la snobbina elitaria. Io.

Ma bando alle ciance, il nostro ragazzo ha fatto un live (un vero live, non come quei produttori che ti dicono che fanno il live e poi mimano in modo esagerato solo il gesto di alzare e abbassare il volume) “oscillante”. Il che vuol dire che dopo una lunga intro, in cui avresti tanto voluto essere in un salotto stesa su cuscinoni a sognare spazi lontani, la partenza non è diretta: i bassi arrivano a scoppio ritardato, ma quando arrivano la gente entra in visibilio e urla. Peccato che finiscano subito. Apprezzo la scelta di questi ampi vuoti alternati a momenti carichi, ma caro Nicolas, quanto a lungo ci fai patire per farci ballare così poche battute! Durante l’intero set mantiene questo equilibrio costante, rischiando la ripetitività (in cui è indubbiamente caduto) anche se il pubblico ormai in loop urla ogni qualvolta sente aggiungere un suono.
Nonostante questa critica posso ammettere che era da un po’ che non assistevo ad un live succoso come il suo: un’elettronica che a tratti sorride alla house, con ritmi latineggianti e caldi, ma anche dilatati e ambientali. Usa tanti tamburi e tantissime trombette, peccato soltanto non sia con la band, ma abbia soltanto un synth e un vocoder in aggiunta ai macchinari soliti e al computer e sarei stata molto curiosa di sentirlo in formazione completa con supporti strumentali.
Non c’è comunque da stupirsi che sia stato da subito portato ai vertici, riesce a cogliere una fetta di pubblico estremamente ampia con questi ritmi avvolgenti e seducenti, a tratti quasi tribali ma sempre in equilibrio con momenti dilatati. Non si riesce a resistere, la sua musica ti trascina a muoverti in un modo sensuale, d’altronde con pezzi come Love teacher, El Bandido, che quasi ti accarezzano il corpo, non puoi fare a meno di pensare che sia una musica decisamente da incontro sessuale. Per rendere l’idea potreste ascoltare il suo ep Mi Mujer o Don’t Break My love.

Per concludere vorrei usare l’espressione della pazza di fronte a me, “quanta roba!”. E qui lo confermo, il signor Jaar ha delle prospettive ottime perchè produce secondo il suo standard personale, non segue la moda, al massimo contribuisce a farla.
Ed Xplosiva si riconferma un radar sempre attento alle novità migliori.

Per saperne di più:
www.nicolasjaar.net
clubtoclub.it

Testo di Claudia Losini.

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Questo è il suo articolo n°144

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