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Parlando del più e del meno con Alice Pasquini

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Un pomeriggio di fine luglio, quando Roma inizia a svuotarsi di vacanzieri in fila sul raccordo, io faccio due chiacchiere con la simpaticissima street artist Alice Pasquini, la quale ha accettato volentieri di fare l’intervista in un luogo insolito, il bagno della sua abitazione, pieno zeppo di poster e cose interessanti da leggere dove tra tante meraviglie spicca un’immagine di Mafalda.
I suoi lavori sono in giro nella capitale e non solo, nel suo curriculum c’è anche una collaborazione con Melissa P., di cui ha curato le illustrazione del libro “Vertigine” edito da Bur.
Seduto accanto a noi c’è Christian Guemy, noto street artist francese, musa ispiratrice di questa giovane artista romana che si diverte a lasciare un segno ovunque, anche all’estero. Mettetevi comodi e leggete cosa ci ha raccontato la nostra amica Alice.

 

Alice Pasquini

Alice raccontaci come ha avuto inizio la tua passione per il disegno

La passione per il disegno ha avuto inizio quando ero bambina, avevo le idee abbastanza chiare su cosa avrei voluto fare da grande. Così, dopo un percorso accademico, dopo essermi cimentata con l’arte concettuale, decisi di partire per la Spagna: io volevo fare arte ma il mondo accademico invece massacra la creatività. Dopo la mia esperienza in Spagna, dove ho lavorato come scenografa di parchi giochi per bambini, sono tornata in Italia e ho conosciuto sten e lex, in occasione dell’International Poster Art, e tra il 2005 e il 2006 abbiamo iniziato a fare le prime cose insieme, ho iniziato a fare i primi poster allora e di conseguenza l’arte è diventata una valvola di sfogo. La svolta è arrivata quando un anno e mezzo fa ho conosciuto Christian, il quale mi ha insegnato una tecnica di stencil veloce su cui lavorare e con cui lasciare un segno che a mano libera non riuscirei a fare in breve.

Una monella in mezzo a tanti personaggi maschili nel mondo della street art. Come ci si sente?

Mi sento alla pari ma mi dispiace che non ci siano altre ragazze perché l’intervento femminile nella street art è importante, soprattutto quando apporta qualcosa di universale, come penso che l’arte dovrebbe essere. Nel mio percorso formativo e creativo ritengo ancora una volta stimolante la presenza di Christian con cui lavoro a stretto contatto: è bello vedere nascere il confronto tra le nostre opere che spesso creiamo negli stessi luoghi.

 

Alice Pasquini

Chi si nasconde dietro le tue figure femminili che predominano il tuo universo artistico?

Quello che cerco di rappresentare è un universo lontano dalla rappresentazione delle donne cliché: le mie creature sono donne che interagiscono in modo diverso con lo spettatore, non sono donne oggetto e per questo si discostano dal binomio donna – attrazione, quella dei tatuaggi e dello scenario pop.

Cosa allora ti ispira?

La gente, i sentimenti, la malinconia. Il mio ragazzo in modo particolare, ma anche altri artisti che non rientrano nella mia sfera come Marcel Duchamp e poi quegli artisti che considerano l’arte come un gioco. Mi piace il lato positivo della vita, le pitture di Paolo Veronese nelle ville del Palladio, ma anche illustratori come Andrea Pazienza.

Se la tua vita fosse un libro da chi ti faresti descrivere o illustrare?

Premetto che i miei libri preferiti sono drammatici. Ma farei scrivere la mia vita forse da Daniel Pennac o Stefano Benni, mi piace il loro stile, perché entrambi hanno una visione della vita basata sulla realtà, ma soprattutto perché descrivono scene e personaggi in modo colorato. Si avvicina molto a quello che faccio io.

 

Alice Pasquini

All’inferno sei condannata ad una pena e per la legge del contrappasso quale sarebbe?

Il mio punto debole è la pigrizia dunque sarei condannata a svegliarmi alle 6 tutte le mattine.

Progetti futuri?

Il 4 agosto partecipo ad una mostra collettiva di donne Innerwall a Milano, poi a settembre sarà la volta di Parigi per il progetto Le mure, dove ogni due settimane si alterneranno degli street artist. Inoltre, sto organizzando una personale a Brest.

Per chi volesse saperne di più: alicepasquini.com

Eva Di Tullio

scritto da

Questo è il suo articolo n°178

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