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Primavera Sound Festival 2017, la top 5 secondo ziguline

Si è conclusa domenica 4 giugno la diciassettesima edizione del Primavera Sound, il festival europeo che negli ultimi anni è diventato l’appuntamento imperdibile per gli appassionati di musica.

È stata un’edizione di live interessanti, dove non ci sono stati picchi memorabili (se si esclude il caso Slayer, che ha dato a tutti gli “hipster” una lezione di metal puro a volumi indimenticabili) o nomi imprescindibili, un’edizione in cui, sul planning organizzato e razionale, sono prevalse le scelte di cuore, già a partire dal primo giorno.

 

Mogwai - photo credits Sergio Albert

 

Causa dello stravolgimento di tutti i piani, in particolare, è stato l’#UnexpectedPrimavera, che già teneva il pubblico sulle spine da settimane con la speranza di vedere esibirsi dei gruppi a sorpresa e con la paura della sovrapposizione di orari con gli headliner. I piccoli spoiler giornalieri lanciati dal Primavera Sound su Instagram (i più bravi hanno capito già dalla mattina i gruppi, controllando attentamente gli hashtag rivelatori), hanno contribuito ad aumentare la suspense, fino all’annuncio ufficiale dei nomi attraverso l’app: è stato così che Arcade Fire, Mogwai e per ultime, le HAIM hanno portato sul palco i loro nuovi album. Clamoroso il caso dei Mogwai, che hanno suonato soltanto “Every Country’s Sun” in uscita a settembre di fronte a un mare di pubblico mai visto prima (la coda per raggiungere il palco stracolmo è una delle immagini che mi sono rimaste più impresse dell’intero festival), e che abbiamo perso proprio perché il sentimento ha prevalso per i Radio Dept. all’Heineken Hidden Stage, purtroppo un concerto non entusiasmante.

Ma se a volte il cuore ti porta a dover rimpiangere alcune scelte, altre volte ti porta a fare scoperte sorprendenti.

Ecco quindi la top 5 del nostro Primavera Sound:

 

Arcade Fire Unexpected - photo credits Eric Pamies

 

ARCADE FIRE (il secret show)

La prima, difficile, scelta -come accennato sopra- è toccata già il giovedì sera, quando si scopre che c’è un live limitato degli Arcade Fire su uno stage segreto. Nessuna informazione, nessuna notizia certa (la app ufficiale del Primavera in quel momento era crashata e non dava alcun aggiornamento), di certo c’è solo l’orario: in sovrapposizione ai Broken Social Scene (gruppo per cui la sottoscritta ha acquistato un biglietto, presa dall’emozione, nello stesso momento in cui ha letto il nome in line-up).

Purtroppo il cuore è debole e ha ceduto al palco a 360° di fronte a un pubblico di sole 2000 persone, al tramonto. Una scelta rivelatasi vincente, visto che lo show del sabato sera degli Arcade Fire si è dimostrato sottotono rispetto alle aspettative. In paragone al giovedì, il concerto del sabato è stato più un “fare bene il proprio lavoro”. È mancato un po’ di entusiasmo, che invece è stato il punto di forza di tutto il secret show tra cori, lacrime e Win Butler che si lancia nel pubblico per farlo cantare. E per finire il sorriso di Regine, che vale qualsiasi rimpianto.

 

Radio Dept - photo credits Claudia Losini

 

CHK CHK CHK

Immensi, bravissimi, grandiosi. Una delle band più divertenti, coinvolgenti e travolgenti che si possano sentire dal vivo. Il sabato è cominciato con il loro djset in spiaggia, un’ora di musica d’ascolto, gentilmente offerta da Nick Offer, il quale, prima confessa che vuole solo far sentire dei pezzi che gli piacciono -e così fa: sceglie i brani, si compiace delle sue scelte, il pubblico si rilassa, si rassicura sul fatto che il live notturno sarebbe stato più “wild”- e poi sul finale mette un pezzo dance, salta a piedi nudi sulla consolle, si butta tra la gente, (ci prende uno per uno: anche i passanti!!) e sfida il pubblico a colpi di ancheggiamenti e mosse tipiche alla Chk Chk Chk, infuocando letteralmente la pista nel giro di 7 minuti.

E questo è solo l’inizio.

Dodici ore dopo cambia il palco, cambia la portata di pubblico, ma non lo spirito: Offer è un vero animale, salta tra palco e pubblico, si rompe una scarpa e rimane a piedi nudi, si scatena e fa sudare tutti fino alle 5 del mattino. Un vero e proprio spettacolo che vale tutte le ore di sonno perse.

 

BON IVER

Parlando di sentimento non possiamo non nominare il canadese dal cuore d’oro e dal folk nelle vene. Bon Iver fa un live magico, intenso, ci racconta la sua musica, ci fa entrare nel suo animo e ci fa emozionare, dall’inizio alla fine.

Peccato per tutta quella gente disinteressata che continua a parlare, a urlare e a ballare (non è dato sapere su quale musica!!), coprendo i volumi, non di certo alti quanto quelli degli Slayer. Ma quando non sopporta più il chiacchiericcio, Justin prende la sua chitarra, attacca “Skinny Love”, e finalmente zittisce tutti in un unico canto.

 

FLYING LOTUS

Semplicemente sbalorditivo. Non si può raccontare a parole, è un’esperienza che va vissuta, fino a sentire l’ultimo basso vibrare nel petto.

 

Avalon Emerson - photo credits Sergio Albert

 

HAIM

Le tre sorelle le avevamo scoperte nel 2014, e ci erano piaciute da subito per la loro miscela esplosiva di bravura, grinta e simpatia. Su tutte la bassista e le sue espressioni, di cui tutti si innamorano. Le loro canzoni sono quel pop orecchiabile che rimane impresso nella mente e non se ne va più, mette il buon umore e fa venire voglia di ascoltarle sempre, al mattino appena svegli, per darsi la carica e pure il buonumore.

Un primo amore che non si scorderà mai.

 

Avalon Emerson - photo credits Sergio Albert

 

BONUS ARTIST: 

AVALON EMERSON

La rivelazione del festival, scoperta grazie a una decisione improvvisa di abbandonare per un paio d’ore i live troppo cupi e di andare a divertirsi in spiaggia. E proprio qui troviamo questa ragazza, un ingegnere elettronico che insegna cosa vuol dire dirigere un dancefloor come se fosse un’orchestra. Amore a prima vista.

 

IOSONOUNCANE - photo credits Claudia Losini

 

IOSONOUNCANE

18.25 e il palco Adidas affollato, quasi stessero suonando gli Shellac o gli Against Me!, sono tanti gli italiani presenti, ma tanti anche gli stranieri. IOSONOUNCANE si conferma un artista dalla potenza esplosiva, e ha dato prova, su quel palco, che non è importante cantare in inglese per far sentire tutta la passione, la forza e la rabbia che lo contraddistinguono.

 

Primavera Sound Festival | sito

Claudia Losini

scritto da

Questo è il suo articolo n°175

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