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Tinderlicious | L’amore ai tempi dell’hashtag

“Love will tear us apart again” cantava Ian Curtis. E aveva ragione. Porca paletta se ne aveva. Nella mia breve e amelie-esca (o amelie-ana?) vita mi sono innamorata due volte, ho resistito strenuamente trattenendo l’ultimo barlume di lucidità come si trattiene la pipì prima di entrare nella toilette dell’autogrill durante le gite scolastiche prima di dichiarare la mia resa incondizionata con un “io ti amo” detto tutto d’un fiato con le sopracciglia leggermente corrugate come a dire “scusa ho rotto il vaso di cristallo di Boemia di tua nonna” e le risposte che ho ricevuto sono state le seguenti:

Tinderlicious - La Germanz

  1. a) “e questo è un problema”;
    b) “io ti odio tantissimo”.

Perciò diciamo che nella vita sentimentale mi ritengo un perfetto incrocio tra Edith Piaf e Ugo Fantozzi. Ma credo fermamente nel potere purificatore dell’ironia e ritengo doveroso annaffiare come una profumata pianta di gerani la follia latente che accomuna noi di ziguline. Così, cavalcando l’onda delle ultime sfighe amorose, decido di armarmi di cinismo e spirito goliardico e iscrivermi ad “Adotta un ragazzo”, il sito di incontri più cool e con la comunicazione più divertente del momento per iniziare un’indagine sociologica sull’acchiappo online. Trascino nell’impresa i miei coredattori che ovviamente accettano. Dopotutto la dignità serve ad altro, specialmente di questi tempi.
E così compilo il mio profilo con il motto “sincerità, idiozia e coraggio” che suona altisonante come “Liberté, Égalité, Fraternité” e riassumo le mie aspettative verso il genere maschile con la richiesta “solo coglioni”.

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Inizia la mia esplorazione in una landa di lettering rosa confetto e foto profilo scattate troppo male per essere vere, hashtag come #contrattoatempoindeterminato e #occhiverdi e rivali che si contendono il tuo stesso “prodotto” per metterlo nel loro carrello e portarlo alla cassa.

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Quello che salta subito all’occhio è la genialità del concept e dell’impatto grafico, tutto costruito attorno all’idea di un supermarket online dove la donna sceglie e decide e l’uomo è un barattolo di latta più o meno intrigante o coccoloso posizionato su una mensola più o meno alta. Insomma, anche chi crea i social network di oggi ha capito che ormai o si rimbocca le maniche il sesso, ehm, “debole” oppure meglio restare tutti a casa a vedere i film di Lars Von Trier.

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Aggiungo ragazzi con nickname enigmatici al carrello, mi faccio contattare e cerco di capire quali sono le dinamiche del sito e come lo usa chi lo frequenta assiduamente, ovviamente evitando di far capire alla terza battuta che probabilmente non mi incontreranno mai per una botta e via. Ma questo è stato abbastanza facile. Con i ragazzi della mia selezione ho parlato di musica, lavoro, addirittura poesia. C’è chi è iscritto da più di un anno e non ha mai conosciuto nessuna ragazza dal vivo, chi dopo il periodo di prova architetta stratagemmi e profili fake per non dover pagare la quota mensile, chi vuole innamorarsi, chi vuole cazzeggiare, chi pubblica foto del proprio pene in erezione (e grazie al cielo non ha utilizzato l’opzione “incantesimo” per chiedermi il permesso di chattare), ma appena il botta e risposta prende le sembianze di una chiacchierata verosimile, e non della flirtata più tipica fatta di non-domande e non-risposte, le comunicazioni si interrompono magicamente. Ma dai, strano che accada. Davvero strano.

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Mi rendo conto che è inammissibile per una ragazza #sensibile #sfrontata e #mediterranea non aver imparato a reggere una conversazione basata sul nulla con un maschio, per più di 15 minuti.

E così in un istante di riflessioni mistiche spontanee mi accorgo che i meccanismi di Adotta un ragazzo sono gli stessi degli incontri in un qualunque locale, palestra, concerto, strada. Solo un po’ più immediati. Ma allora questo studio antropologico altro non è che una seduta d’analisi sotto mentite spoglie ed io mi sento un Dante senza corona di alloro che passeggia in un girone demenziale circondata dai fantasmi di migliaia di Beatrice barbuti. Insomma le nostre insofferenze negli approcci sui social altro non sono che il riflesso di come viviamo i rapporti nella vita vera.

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Insomma, San Valentino è alle porte. Mi accorgo di dover fare ancora molta strada nello sfavillante mondo dei cliché uomo-donna e per quanto l’idea mi risulti noiosa non credo passino tram per accorciare il viaggio. Quindi bisogna armarsi di pazienza e accettare l’idea di dover ripetere i soliti passi base all’infinito anche se non vai a tempo. Come si fa con la Macarena. Per quanto non non possa piacerti la Macarena, ovvio. Chiuderò con una spolverata di poesia che addolcisca come zucchero a velo questa denigrata, bistrattata, svilita parola “amore”.

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Aime-moi moins mais aime-moi longtemps… dal film Les Chansons d’amour. Oppure: non amarmi, ma se devi lasciarti amare scegli almeno una foto profilo consona.

 

Per saperne di più:

www.adottaunragazzo.it

 

 

la Germanz

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Questo è il suo articolo n°102

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