Vuoi essere informato sui nostri Ticket Deals?
Iscriviti alla nostra newsletter.

* obbligatorio
Close

A colloquio con la Don Gallery

Il quartiere Isola è lo scenario in cui avviene il mio primo incontro ravvicinato con il variegato mondo della street art. Ci troviamo in una delle zone più caratteristiche ed emergenti della città di Milano. L’anima del quartiere si distingue per i suoi toni liberi, sonanti e indipendenti. Siamo in un luogo autentico che si nutre della convivenza di botteghe artigiane, trattorie tipiche e giovani iniziative. Col tempo questo insieme di vie si è fatto sempre più florido e colorato, dal sapore artististico; basta farci una rilassante passeggiata per sentire battere il core urbano della street art.

courtesy Don Gallery - Milano

La Don Gallery la si trova senza bisogno di specifiche coordinate civiche, basta sapere che è sita in via Cola Montano et voilà i pigmenti di vernice che tingono le basse mura delimitanti il cortile dello spazio espositivo investono le nostre pupille. Siamo arrivati alla meta. Matteo Donini a.k.a. “The Don” risponde al mio suono del campanello con grande ospitalità, mi invita ad entrare in galleria e gentilmente da questo in poi inizia a raccontarmi la sua storia.

Time out- come ve lo immaginate questo mecenate moderno? Non è un personaggio accademico, è giovane, vivace e motivato, mi dice subito che vive della sua passione per l’arte di strada che ha iniziato ad amare agli inizi degli anni 90. In quel periodo, mi racconta, la strada veniva vissuta dai giovani e lì si facevano gli sport con la K (skate, basket, bike)lì si ballava la break dance e li … si dipingeva!  Stimolato dagli impulsi della sottocultura urbana Matteo nei 90’s ha cominciato a viaggiare il mondo e a collezionare opere d’arte di giovani street artists.

courtesy Don Gallery - Milano

Nel 2008 dopo 10 anni di compulsivo collezionismo, mi dice che ha cambiato lavoro e vita decidendo di dedicarsi anema e core al sostegno e alla divulgazione della street art, trasformando i le mura della sua vecchia domus in un moderno spazio espositivo. Gli domando come si compone il panorama di questa specifica arte. A quanto pare qui nello stivale siamo agli albori.
C’è poco mercato rispetto ad altri paesi come Brasile, Cina, Usa. Da noi si sente la mancanza di una rete appropriata di conoscenze e relazioni gestita da galleristi e curatori innovativi e intraprendenti dediti a questa forma d’arte che varia dalla provocazione alla presa di coscienza.

L’artista street non ama essere seguito dai classici galleristi. I canali di diffusione di quest’arte non sono gli stessi dell’arte istituzionalizzata, perchè libera da schemi necessita di spazi e visioni fresche ed elastiche. Matteo mi ricorda che la street art è una vera e propria cultura, un modo di vivere, di vestire, di ascoltare e di muoversi nello spazio di intendere la città e il suo spirito.
La street art è fatta di viaggi e connessioni virtuali. L’obbiettivo di The Don Gallery è quello di ospitare gli artisti più meritevoli, dargli voce in uno spazio solido in cui possano comunicare le sensazioni della città e trasmettere le proprie idee al di fuori del caos strettamente metropolitano.

courtesy Don Gallery - Milano

La galleria, mi racconta, è aperta anche ad altre iniziative, si tratta di uno spazio poliedrico che può essere utilizzato per shooting fotografici, feste private ed esibizioni musicali. In questo periodo le mura della Don Gallery mostrano e celebrano gli scatti fotografici di CB Smith e del suo ultimo libro Phone Book, edito dalla casa editrice Drago, che è il racconto fotografico di un periodo di vita dell’artista realizzato con il cellulare. Il mio scambio con Matteo termina verso l’ora di cena, riparto in motorino felicemente stupita dai tesori che la città in cui vivo custodisce fino a un giorno qualsiasi. A.A.A.Attenzione per chi volesse approfondire le proprie conoscenze sulla street art Matteo consiglia di visionare i seguenti blog oltre che a venire, chiaramente @ The Don Gallery: www.thedongallery.com

 

virginia

scritto da

Questo è il suo articolo n°2

Sullo stesso genere:

Community feedback