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Drawings for the Masses alla 999 Contemporary Gallery

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Di solito quando parli di Depeche Mode la prima cosa che la gente ti dice è: “Li ho sempre ascoltati”. Il fatto è che i Depeche sono stati uno dei gruppi più fascinosi che l’orrida programmazione di Mtv fine anni ’90 trovava il coraggio intellettuale di permettersi, ed è perciò facile esserne rimasti impressionati in “giovane” età e trovarsi a tradurre tale familiarità in una passione secolare. Io stesso ricordo benissimo quanto il fatto di vedere Dave Gahan in televisione mi rendesse improvvisamente disponibile il concetto del drogato affascinante e andasse così a permettere tutto un sovvertimento di valori fino ad allora gelosamente custoditi nel mio focolare.

E’ così: nei video dei Depeche a me affascinava Dave Gahan. Era la cosa più a buon mercato, la cosa più facile da apprezzare. Qualche anno più tardi scoprii che il 90% di quello che sono i Depeche è merito di Martin Gore. Uno che da anni, silente e pacioso, appassionato, si rompe il culo e si fa rubare la scena. Se fossi un redattore di XlRepubblica direi: “A lui interessa la musica”.

Tutto questo sproloquio d’attenzione per parlare di Drawings for the Masses, esposizione curata da S. Antonelli che s’è aperta Venerdì 14 Giugno alla 999Gallery di Roma. La galleria è la solita, piccolina, ma stavolta le sue mura traboccano letteralmente di cornici, disegni, bozzetti, fotografie di lavori di Andreco, Borondo, 2051, Martina Merlini, Ozmo, 108, Hitnes, Gaia, Lucamaleonte, Moneyless e Tellas. Un sacco di roba diversa ma diversa nello stesso modo: sono tutti disegni e ci sono un sacco di cose disegnate a matita. Niente spray, niente rulli. Nemmeno un ACAB abbozzato con il marker.

“All’epoca ascoltavo i Depeche Mode e li credevo una cosa per pochi. Poi uscì Music for the Masses era un titolo per molti. La mostra parla di artisti che disegnano per le masse, per la gente, e credo che sia il livello artistico più alto che si possa avere oggi in Italia. Si è pensato per qualche tempo che la street art potesse essere globale, ed invece credo che i Francesi facciano cose francesi, gli inglesi cose inglesi e così via. Hanno iniziato loro, ma Italiani, Spagnoli e Sudamericani sono oggi i veri protagonisti della scena street. Se ci fai caso nella mostra ci sono i Burri, i Fontana e i Manzoni del futuro, le loro ricerche sono le stesse. In questo senso la mostra, come quasi tutte le mostre della 999 Gallery, non sembra una mostra di street art ma una mostra d’arte contemporanea, con disegni e bozzetti. 108, per esempio, è uno degli artisti più influenti a livello internazionale: ebbene i suoi disegni finali sembrano improvvisati, ed invece i bozzetti esposti dimostrano il lavoro e il perfezionismo che sta dietro quello che fa. ” (Stefano Antonelli, curatore)

Quando conobbi i Depeche Mode per la prima volta credevo fossero la seducente e vistosa depressione di Gahan, poi ho scoperto che erano il lavoro silenzioso di Gore. Per molto tempo ho creduto che la Street Art fossero le fughe su binari deserti, nottate in cella, segni veloci e aggressivi, improvvisazioni di una gioventù restia a morire.

Drawings for the Masses mi ha fatto vedere che oggi la street art è amore per il segno, è lavoro silenzioso e costante, è voglia di dire le cose nel modo migliore possibile. Mi ha fatto vedere artisti che lavorano col cervello e con gli occhi, ragazzi che dicono qualcosa per, e non solo contro. Persone innamorate delle immagini, del disegno, delle righe perfette e delle ombreggiature disperate. Gente che prende il lavoro artistico come fine, e non come mezzo per sfogare rabbie e frustrazioni. Per diventare la tag più vista, il pezzo più discusso.

E se qualcuno dice che la street art sta diventando vecchia, ditegli che magari è lui che non riesce a crescere.

999 Contemporary Gallery | sito Facebook

 

Stefano Pontecorvi

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Questo è il suo articolo n°64

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