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Bumbumbox, il clubbing ha le ore contate?

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La festa parte così, un paio di giorni prima viene lanciato un annuncio su internet dove ci si da appuntamento in un dato indirizzo della città, gli invitati sono pregati di portare con se l’alcool. Il luogo di ritrovo può essere una piazza, un parcheggio o semplicemente l’angolo di una strada. Ad animare l’atmosfera non aspettate di trovare complicati soundsystem o consolle di ultima generazione, al contrario, troverete un semplice lettore mp3 alimentato con batterie a litio, dotato di casse sufficientemente potenti da farsi sentire nel raggio di 30 metri su cui girerà una playlist accuratamente compilata qualche ora prima di scendere in strada. Tutto qua.

foto di Gary Pimiento | http://www.flickr.com/photos/8229753@N02/

Il fenomeno“Bumbumbox” nasce come risposta alla standardizzazione degli spazi votati alla vita notturna di Buenos Aires e di altre città Latino Americane. Uno dei pionieri di questo modo di far festa in maniera improvvisata per strada si chiama Matias Aguayo, un dj produttore, convinto che la moderna scena del clubbing si sia ormai appiattita in maniera a dir poco soffocante. Secondo Matias, i club sono spazi standardizzati, sia per quel che riguarda il tipo di pubblico, sia per lo status sociale della gente che li frequenta, sia per l’età media dei loro frequentatori, sia per le regole che vigono all’interno di essi che sono diventate sempre più restrittive; non si può più fumare, non si può più uscire con il proprio drink, non sono ammesse le espressioni più spontanee dell’euforia come il saltare sul palco, tutti fattori che hanno contribuito alla rinascita di fenomeni come ad esempio le feste in strada. Nella stragrande maggioranza delle città metropolitane occidentali appartenenti all’emisfero nord del pianeta, i party in strada sono spesso associati a fenomeni delinquenziali, perchè associati al disturbo della quiete pubblica. Diversamente da quanto accade nel sud del mondo dove far festa per strada è una cosa connaturata con la cultura locale ed il successo del Bumbumbox in tutta l’America Latina deriva proprio da questa tradizione. Tuttavia gli organizzatori di questi party, Gary Pimiento e Pablo Castoldi (architetti di professione), sono molto pignoli nella scelta delle pubbliche location.

foto di Gary Pimiento | http://www.flickr.com/photos/8229753@N02/

Il posto in genere viene scelto un paio di giorni prima della data della festa e deve avere tutta una serie di requisiti. Ci si chiede ad esempio se il posto è posizionato in un punto di passaggio, se nelle immediate vicinanze ci si può rifornire di alcolici, se la pavimentazione è adatta per ballare, da quale lato sorge il sole, se c’è troppa luce e se ce ne è a sufficienza, se è troppo pericoloso, se al contrario è troppo lussoso. Ovviamente è fondamentale che le feste siano gratuite e soprattutto legali. Prima di lanciare un party di strada è importante capire il posto in cui ci si muove e leggi vigenti. Aguayo porta l’esempio di Medellin dove la tradizione delle feste per strada è ormai consolidata ed accettata, a Buenos Aires, dice, sono più disordinati, a Santiago bisogna fare le cose un po’ più di nascosto e a San Paolo la legge vieta la musica ad alto volume dopo le 11, quindi bisogna stare attenti ad abbassare lo stereo ogni volta che passa la volante della polizia.

foto di Gary Pimiento | http://www.flickr.com/photos/8229753@N02/

Probabilmente la cosa più sorprendente ed assolutamente più rassicurante (per chi è nord-occidentale) a proposito del fenomeno “Bumbumbox” è che secondo Aguayo’s il fatto che queste feste siano pubbliche non può che essere un fatto positivo, proprio perché sono gratuite e d i loro organizzatori ci mettono amore nel realizzarle pone chi vi partecipa in una situazione di rispetto nei confronti della comunità che si trova ad ospitare questo genere di feste, nessuno mai si sognerebbe di dare fastidio a chicchessia. Approfondendo le informazioni riguardo a questo fenomeno non ho potuto fare a meno di pensare ai nostri rave, che a quanto mi risulta sono le uniche forme di aggregazioni spontanee in spazi pubblici legate ai party e che ovviamente si caratterizzano per la loro incompatibilità  con le norme della stragrande maggioranza dei paesi europei.

Mi chiedevo se fosse possibile immaginare una diffusione del fenomeno Bumbumbox in versione occidentalizzata senza che necessariamente andare cadere nell’etichetta degli eventi illegali, vedasi rave, ma appunto come una nuova forma di aggregazione spontanea di gente che vuole divertirsi rompendo un po’ gli schemi dettati dalla stantia industria del clubbing moderno. Voi cosa sapreste dire in proposito?

Dimitri Grassi

scritto da

Questo è il suo articolo n°319

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