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Italians in the world: Emanuele from Perth

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Emanuele è un mio caro amico. Credo che sia la classica persona che o sia ama o si odia, di sicuro non ti lascia indifferente. La ami se ti piacciono le persone frenetiche che non stanno mai ferme, con mille interessi, intraprendenti, solari, competitive e apparentemente poco responsabili. La odi se non ti piacciono le cose che ho appena detto e se non ti piace l’avventura, la natura, lo sport, le tradizioni, la fotografia e non sopporti chi dà i nomi alle cose (le sue macchine sono sempre battezzate). In un pomeriggio con Emanuele ti possono capitare, in ordine sparso, almeno un paio di cose che ho elencato prima, con combinazioni inaspettate. Nella sua continua ricerca di attività costruttive e mai banali è stato per un anno in Australia a coltivare tutte le sue passioni. Devo dire che in quell’anno ci siamo annoiati più del solito.

Emanuele nella sua "Matilda"

Manu (noi amici lo chiamiamo così) raccontaci un po’ cosa ti ha portato in Australia?

Dopo la laurea avevo intenzione di migliorare il mio inglese: avrei potuto scegliere di passare tre mesi da turista negli stati uniti o andare a fare il cameriere a Londra, ma avevo voglia di qualcosa di più avventuroso e così ho deciso di fare un anno da ramingo in Australia.

Perchè proprio l’Australia?

Tutto è iniziato un bel po’ di anni fa. Per caso, ad una fiera, mi sono imbattuto nello stand del governo del South Australia, e là ho scoperto l’esistenza del visto working-holiday, che ti dava la possibilità di lavorare e viaggiare laggiù per un anno. Allora dissi tra me e me: quando mi laureo faccio lo zaino e parto. Fortunatamente ho mantenuto la promessa: anni dopo, con quella matta della mia amica Francesca, un pomeriggio di ottobre abbiamo preso i biglietti e dopo 20 giorni ci siamo ritrovati nella città di Perth senza una prenotazione per la notte, senza un programma ma con una grande avventura davanti.

Come si vive là, lo stile di vita australiano è cosi diverso dal nostro?

“Downunder” si vive davvero bene, e gli australiani adottano un approccio soft alla vita, lavorano sodo, ma vanno a fare surf e amano rilassarsi con i loro BBQ. Hanno però un grandissimo difetto: il venerdì e il sabato bevono davvero troppo. In compenso sono molto più prudenti di noi, non guidano assolutamente se hanno bevuto ( lì si finisce in galera e i posti di blocco che ho visto là non si vedono nemmeno nei film) e non è raro incontrare i “party bus”, autobus noleggiati da gruppi di amici con autista, sobrio, che li scorrazza per tutta la città e per tutta la notte da un pub all’altro.

Che lavori hai fatto quando eri là?

Oh davvero di tutto: dalla raccolta dei pomodori a Childers a quella dei limoni di Bundaberg, dal piantare le patate a smontare un circo, dal curare i giardini di mezza Melbourne al pulire un pollaio nel caldo soffocante di Townsville (ho svuotato, pulito e riempito un pollaio con 33.000 polli. Una puzza!), dal classico cameriere in un ristorantino italiano all’autista factotum di una casa d’asta per auto usate nella mia bella Perth.

Dato che siamo entrambi una buona forchetta, e visto che un bel posto che si rispetti ha una bella cucina da proporre, che si mangia di buono làggiù?

Di buonissimo laggiù ho mangiato tutto quello che mi sono cucinato. Non potete capire quanti amici mi sono fatto grazie a un piatto di pasta o a una bella parmigiana di melanzane (con quest’ultima ho conquistato un folto gruppo di ragazzi francesi). Campanilismi e vanterie a parte direi che una sosta al Fish market di Sydney è obbligatoria, si mangia pesce squisito di tutti i tipi a prezzi stracciati, vi dico solo che ogni volta che ci sono andato, e vi assicuro che ci sono andato spesso, iniziavo il mio pranzo con 10 ostriche enormi pagando solo 5 o 6 dollari. E poi via con aragoste, gamberi, polipetti alla griglia, granchi reali, fino ad arrivare al barramundi il pesce tipico australiano. Non potevo esimermi dall’assaggiare il canguro, il cui sapore assomiglia a quello del fegato, l’emu, che sembra un tacchino un po’ più amaro, e il coccodrillo con la sua carne che è un mix di pollo e pesce.

Raccontaci qualcosa che sulle guide turistiche non troveremo mai scritto

Qual’è la prima cosa che vi viene in mente pensando all’Australia? Una spiaggia infinita e un gruppo di surfisti biondi e abbronzati in mare con le tavole, giusto? Beh, diciamo che questa è solo una minima parte di quello che c’è in questa nazione sconfinata. Il mare, a dire la verità, è abbastanza inospitale, certo alcune spiagge sono fantastiche, ma c’è sempre vento, l’acqua in alcuni casi è gelida ed è popolata da squali, polipi e meduse mortali. Fare un bagno in tranquillità è abbastanza difficile. Sulla terra non ne parliamo, ragni velenosi, serpenti velenosi ed enormi. Però ho compensato con tante altre cose: le piantagioni immense di avocado , gli uccelli che a Bundaberg cinguettano talmente tanto da fare un rumore assordante, i relitti delle navi sulle spiagge di Fraser Island.

Hai girato un po’ tutto lo stato? Come ti spostavi?

Eh si con Matilda, la macchina che abbiamo comprato li appena arrivati, ho fatto circa 20.000km, dal deserto del nullabor (1.500km senza un albero e non potete capire quanti ciclisti che lo percorrono in bici), alla foresta pluviale del Queensland, passando per le enormi praterie del South Australia alle foreste di eucalipto del New South Wales.

Raccontaci una tua giornata tipo

Quando lavoravo la mia giornata iniziava con un bel panino con il tonno alle 4 e mezzo del mattino, lo mangiavo sul bus che ci portava ai campi, poi lavoravo fino alle 3 tornavo a casa, doccia e relax all’ombra di un albero o a insegnare a giocare a scopa e sopratutto a “merda” ai ragazzi olandesi del mio ostello, poi una bella cena italiana con ingredienti australiani e poi a nanna.
Quando ero in viaggio invece la mia giornata iniziava con un bel panino con il tonno…no scherzo. Di solito iniziava con lo smontare la tenda e caricare la macchina, aprire la cartina e studiare un piano d’attacco per la giornata mentre Francesca preparava un po’ di Pancakes con la nutella per colazione e poi via verso la nuova meta. E se per strada vedevamo qualcosa che ci ispirava: deviazione e sosta, un tuffo a mare o una passeggiata per fotografare un koala e poi di nuovo in macchina fino a sera, in un nuovo campeggio con nuovi vicini da conoscere e nuove storie da ascoltare.

Che pensano di noi italiani laggiù?

Mmm, questa domanda è “tricky”, come vi direbbero lì. Devo premettere che la comunità italiana in Australia è molto numerosa. Ci sono interi paesi popolati da italiani emigrati laggiù cinquanta o sessanta anni fa e che non sono mai tornati in patria perché hanno fatto fortuna. In una metropoli come Melbourne c’è persino una strada, Lygon Street, che è considerata la strada degli italiani, perché è piena di negozi e ristoranti gestiti da nostri connazionali. In generale, penso che tutto sommato ci ritengano dei grandi lavoratori. Non per niente, tanti italiani emigrati in Queensland o in Victoria adesso sono a capo di gradi aziende agricole o società di costruzione. Ovviamente, i luoghi comuni che ci caratterizzano all’estero valgono anche lì: siamo simpatici, siamo casinisti, gesticoliamo troppo quando parliamo, ci vestiamo bene, siamo un po’ troppo furbi e poco organizzati, ma siamo sempre cool! Ah, il gestore del nostro ostello a Bundaberg diceva di riconoscere i ragazzi italiani dal fatto che mangiano sempre melanzane… Mah!

La sera che si fa a Sidney?

Io di solito ero in giro con il cavalletto a fare foto. Ma le persone normali si godono i pub tipicamente “portuali” di the Rocks o i ristorantini sulla darsena di Darling Harbour, si gustano un dirk dall’ultimo piano di un grattacielo con vista sull’Opera House( Altitude bar) o, per chi ha vertigini, direttamente sul mare al bar dell’Opera, si godono le feste sulla spiaggia a bondi beach o a coogee oppure si ascoltano i concerti di musica di tutti i generi nel sobborgo di newtown. E se capitate a Sydney, non pagate 30 dollari per visitare l’Opera House, pagatene 35 per “viverla” assistendo ad un concerto nella concert hall.

È un esperienza che ci consigli di fare?

Assolutamente si. È stata un esperienza che mi ha fatto crescere, ho conosciuto persone provenienti da ogni angolo di mondo, ho ascoltato le loro storie e ne ho rubato tutto il buono che le impregnava, ho scoperto che con un sorso d’acqua si può trovare un amico e che le amicizie strette nei campi sotto il sole cocente hanno un gusto particolarissimo e tanto tanto altro che non vi dico perchè lo scoprirete da soli quando sarete li. L’Australia vi aspetta.

Sogni di ritornarci?

Non sogno, sono sicuro che ci tornerò. Ho ancora troppe cose da vedere. L’Australia è grande e anche se ho visto molto, molto ancora mi resta da esplorare.

Un’ultima cosa, raccontaci un fatto (che ci faccia rosicare) che qua da noi non si può fare.

Osservare l’alba e il tramonto ad Uluru, immergersi sulla grande barriera corallina e svegliarsi con la risata del piccolo kookaburra non ha prezzo, per tutto il resto..

Lia Zanda

scritto da

Questo è il suo articolo n°30

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