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Italians in Europe | Christian da Parigi

Continua la nostra indagine con annesso  stillicidio psicologico sui giovani connazionali che più di altri sembrano aver capito tutto o quasi della vita. Ciò che li accomuna è l’aver sposato un’antica filosofia che  potremmo riassumere in: “fai le valige e scappa”. Questa volta è il turno di un giovane romano laureato in storia dell’arte ad altissimo rischio disoccupazione quindi ma con ottime probabilità di fare carriera in un call center se non avesse aderito alla corrente filosofica sopradescritta. Giunto a Parigi fresco di pergamena, Christian ha lavorato al Louvre ed attualmente è in forze allInstitut National d’Histoire de l’Art, cioè pura fantascienza per i suoi colleghi rimasti all’ombra del Colosseo. Facciamoci del sano male leggendo in religioso silenzio la sua bella favola.

Ciao Christian, dicci un po’ da dove sei scappato, la tua città di origine per intenderci?

Sono partito da Roma. All’inizio doveva essere per uno stage di 6 mesi al Cabinet des Arts Graphiques del Louvre.

Dove vivi ora e da quanto tempo?

Sono arrivato a Parigi nel settembre 2004 e da allora non mi sono più spostato.

Crisi e decadimento del sistema Italia a parte come mai hai preso questa decisione?

Mentre mi laureavo in storia dell’arte, ho spedito delle domande per fare uno stage a vari musei italiani (Brera, Uffizi, Capodimonte, etc…), e poi un giorno un pò per scherzo ho spedito una domanda al Louvre. Non solo è stato l’unico a rispondere, ma mi hanno anche preso.

Tu guarda alle volte! Cosa facevi in Italia, o cosa avresti voluto fare prima di partire e cosa fai di bello ora?

Avrei voluto provare a lavorare in un museo o fare un dottorato, cosa che invece faccio ora alla Sorbona (dovrei finire l’anno prossimo). Da marzo 2005 lavoro inoltre all’Institut National d’Histoire de l’Art, dove ho la fortuna di collaborare a stretto contatto con l’ex-direttore del Louvre.

Cosa ti piace di più della tua nuova città?

Che non fai in tempo a capire quali mostre e quali concerti hai voglia di andare a vedere, talmente ce ne sono tanti.

Cos’è che ti manca di più dell’Italia e della tua città natale?

Gli sfottò romaneschi. I parigini latitano clamorosamente in quanto a humour.

Quali sono ora le tue abitudini nel fine settimana?

In genere è il momento migliore per vedere gli amici, senza l’incubo della sveglia il giorno dopo.

Cosa va per la maggiore tra i giovani del posto nel week-end e di notte?

Qui molto dipende dalla metro, che nel weekend chiude alle 2. Le serate iniziano molto, ma molto prima rispetto a Roma. Ma ci sono anche locali niente male come il Social Club, la Bellevilloise o il Batofar (una chiatta sulla Senna).

C’è un locale, un posto di cui sei diventato un’abituè?

Diciamo che parecchi miei amici non riescono a non uscire senza passare dal Rosa Bonheur nel parco delle Buttes Chaumont.

Mostre, feste, festival ed eventi vari che ti non ti sei fatto sfuggire da quando sei là?

Il Cinema en plein air alla Villette in piena estate (ma si crepa comunque di freddo).

Come sono cambiate le tue abitudini?

Addio pasta!

A cosa invece non riesci proprio ad abituarti?

1) caffè

2) un raggio di sole ogni tanto farebbe pure piacere

Cosa ci consigli di vedere casomai ci trovassimo da quelle parti?

La moschea del 5° arrondissement, dove si può anche fare l’hammam, oppure la MEP (Maison Européenne de la Photographie)  nel Marais e, non troppo lontano da lì, la mia pizzeria a taglio di fiducia, « Pizza e Fichi », in rue Alexandre Dumas.

Stai programmando il tuo rientro in patria o c’hai messo una pietra su?

Diciamo che più che una pietra  è un bel masso. Ma c’è sempre l’opzione miracolo.

Dimitri Grassi

scritto da

Questo è il suo articolo n°319

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