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Partire è umano, ritornare è diabolico | Francesco

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Storie di migrazioni nell’era digitale, di Erasmus e cosmopoliti, traslocatori di professione e sognatori per necessità partiti per mete lontane e tornati alla base come in un videogioco che parte dall’ultimo livello e arriva alla partenza, che altro non è che un inizio più insolito degli altri. A casa hanno trovato ad aspettarli convivenze anacronistiche con genitori che ti chiamano alle undici per sapere dove sei, amici lontani o partiti, luoghi di sempre che di sempre non sono più, vite e lavori dei sogni da ricreare da zero, vecchie abitudini da sistemare nel vecchio armadio a due ante, allucinazioni lucide delle esperienze trascorse. Ma anche passione, ostinazione e un po’ di saggezza comprata con i souvenir in aeroporto prima di ripartire. Dal mondo all’Italia, dalla grande città al piccolo paese, dal fuori al dentro, le facce e le voci di chi fa il percorso inverso e sfugge ai racconti dei media. Emigranti di ritorno. R-emigranti.

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Oggi vi presento Francesco, laurea in lettere e tanta voglia di scoprire nuovi mondi e modi come ogni studioso di filosofia che si rispetti.
Dai treni Varese – Milano alle S-bahn di Berlino come in una versione metropolitana di Into the Wild, la sete di avventura non si appaga mai facilmente e con la testa e la valigia piena di nuove idee ed esperienze Francesco decide di tornare al paesello, sgombera il suo garage e mette su un ospedale-salone di bellezza per vecchie bici meritevoli di una vita nuova di zecca. Nel suo prossimo futuro una lambretta da curare e posti da esplorare, nel suo presente tante cose strane e lo stupore di guardare dalla finestra e trovare per l’ennesima volta il sole!

Francesco 

Raccontaci come mai sei finito in questa rubrica!

 

Mi chiamo Francesco, sono nato trentuno anni fa a Busto Arsizio, e abito in un paesino lì vicino; è ancora provincia di Varese, ma si sente l’aria di Milano, distante neanche una trentina di kilometri, infatti, lì ho frequentato l’università statale, laureandomi in lettere e filosofia.

Finiti gli studi, avevo un’estrema necessità di cambiamento… anzi ora che ci penso, ricordo proprio che l’idea di percorrere l’altra tappa consueta dalle mie parti, che è cercarsi un bel lavoro a Milano e cominciare (cioè continuare) a fare il pendolare, dati gli elevati affitti della città, mi dava la nausea, nel senso proprio fisico.

Allora sono andato con una valigia a Berlino, con l’idea di passarci qualche mese, se mi fosse piaciuta. In realtà poi sono rimasto due anni, molto più del previsto, come è successo anche ad altri che ho conosciuto.

Dopo quel periodo, non so se voglia di tornare vera e propria o un’altra esigenza di cambiamento, sono tornato al paesello, e adesso son qui che scrivo per la rubrica “partire è umano, tornare è diabolico”, che è un titolo perfetto!

 

Si dice che la realtà superi sempre l’immaginazione, tu cosa immaginavi quando sei partito per Berlino e cosa hai trovato lì?

 

Mi immaginavo tutta un’altra cosa, non c’ero mai stato e cercavo proprio qualcosa di veramente nuovo, dopo gli ultimi anni di università che erano stati un po’ troppo monotoni. Berlino l’ho scelta proprio perché non sapevo niente di quella città… e devo dire che, infatti, mi ha stupito! Il tipo di vita che ho fatto là, sia negli aspetti più piacevoli che in quelli meno piacevoli, non sarei riuscito a immaginarlo prima e mi ha dato tanto. A Berlino ho trovato persone e situazioni che hanno ribaltato i miei punti di vista. Ora sono più attento alle cose piccole, alle cose più concrete e ho meno schemi mentali.

 A lavoro nell'officina

Se partire è un po’ morire tornare è un po’ reinventarsi. Cosa stai combinando ora?

 

Al momento sono a casa, e ho appena finito di ricavarmi un’officina in garage, c’è stata parecchia preparazione perché era pieno di mobili e roba vecchia che ho preferito vendere invece che fare un tot di viaggi in discarica.

L’officina serve per restaurare e riparare biciclette, visto che da quando sono tornato, un anno circa, mi sono messo a smontare bici e dare loro un’altra vita! Ne ho già venduta qualcuna su eBay, di quelle da corsa d’epoca e ci si tira fuori qualcosa, ma non ancora una rendita giusta. Intanto lo faccio e più avanti chissà! Ho anche una Lambretta da ristrutturare che vorrei usare quest’estate, visto che consuma un quinto di un’auto o di una moto. Sto imparando a saldare, e a fare un po’ di lavori meccanici. Diciamo che non “lavoro” ma lavoro…

Poi ovviamente sempre aperto a quel che viene. In questi giorni sento anche aria di un viaggetto. Quando ho letto il tuo articolo mi ci sono ritrovato in pieno! A volte rimpiango un’esistenza autonoma lontano dalla famiglia e dalla casa dove sono nato, però poi penso sticazzi, intanto sono qui e faccio quel che posso con quello che ho. E soprattutto cerco di fare quello che ho voglia di fare! Fino a quando nascerà una nuova esigenza di cambiare e/o spostarmi.

 

La cosa più strana della tua “nuova vita”?

 

A parte tutto quanto!? Dopo due anni in Nord Europa, ogni volta che guardo fuori dalla finestra ancora mi stupisco di quante giornate di sole ci siano qui!

 

Progetti per il futuro e prossime mete (fisiche e non)?

 

Progetti a lungo termine non ci sono, però mi piacerebbe spostarmi per l’estate. Comincio a risentire la voglia di altre novità!

 

Una frase di quelle mozzafiato da film che diresti a chi è in partenza verso posti lontani e nuove avventure?

 

Buon viaggio e… ci vediamo là dove cominciano i sogni (è mia o l’ho già sentita da qualche parte?).

 

Hai una storia da emigrante atipico da raccontarci?
Scrivi all’indirizzo mail:
redazione@ziguline.com

e ricorda di non allegare il CV.

la Germanz

scritto da

Questo è il suo articolo n°102

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