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Siamo stati alla Biennale di Venezia

Ho attraversato mari, monti e lagune per giungere alla tanto bramata 53esima Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia e non mi aspettavo la pioggia, mi aspettavo arte a destra e a manca a farmi sentire subito dentro l’atmosfera della biennale. Credevo che una volta messo piede a Venezia sarei stata assalita dall’arte, invece mi sembrava quasi di aver sbagliato città. Certamente bisogna chiarire subito che sto parlando di arte contemporanea, perché Venezia è assolutamente un’intera opera d’arte. Eh si, la biennale ha fatto la preziosa, ne ho cominciato ad avvertire la presenza solo dopo un po’, ma dopo essermi inoltrata nel cuore della città ho dovuto ricredermi.

foto di Maria Caro

Questa è una città che ha saputo stupirmi. Alla stazione, per esempio, non c’era la classica scolaresca spaesata o il gruppo di giapponesi pronti ad immortalare qualsiasi cosa si muovesse, bensì un gruppo di ragazzi con dei cartelli in mano pronti ad elargire “abbracci gratis”, “free huges”, e mi sono sentita subito a casa. Il direttore Daniel Birnbaum ha intitolato quest’edizione Fare Mondi // Making Worlds // Bantin Duniyan // Weltenmachen // Construire des Mondes // Fazer Mundos e ha spiegato che “Il titolo stesso della 53° Esposizione esprime il mio desiderio di sottolineare il processo creativo. Un’opera d’arte è una visione del mondo e, se presa seriamente, può essere vista come un modo di ‘fare mondi’. Prendendo il ‘fare mondi’ come punto di partenza, esso ci permette anche di evidenziare la fondamentale importanza di alcuni artisti chiave per la creatività delle generazioni successive.” Ciò che colpisce di più di quest’evento è la mescolanza di forme d’espressione (pittura, scultura, video arte, installazioni, danza), di luoghi (l’arsenale, i giardini e numerosi altri spazi tra cui la strada), di nazionalità (oltre novanta artisti provenienti da ogni continente) e la varietà di pubblico (fanatici d’arte, fotomodelle, famiglie, giovani e anziani, tutti lì per prendere parte alla madre delle biennali d’arte). Non è stata un’opera o un messaggio in particolare che mi ha colpito ma le sensazioni che provavo passeggiando.

foto di Maria Caro

Credo che la Biennale la vivi un po’ come vuoi, non è solo un ritrovo per intellettuali o una sorta di mercato dell’arte per gli addetti ai lavori, lo definirei un parco giochi di percezioni. Passeggiando nei corridoi, nei giardini, nei diversi spazi espositivi, ma anche per le calli e i campielli della città ci si imbatte spesso per caso in installazioni o quant’altro. Credo che Venezia sia il posto ideale per una manifestazione come questa, le sue dimensioni ridotte e il suo essere un po’ labirintica danno vita ad una dimensione unica, dove il perdersi equivale a scoprire sempre qualcosa, quindi consiglio a tutti quelli che visiteranno l’esposizione di tenere gli occhi bene aperti. Inoltre, una cosa che mi è piaciuta molto è stata poter essere un po’ patriottica, cosa che raramente mi capita, e questo grazie al padiglione Italia uno dei migliori a mio avviso, il quale quest’anno ha cambiato collocazione spostandosi dai Giardini alle Tese delle Vergini dell’Arsenale con un maggiore spazio espositivo, nel quale è stata allestita la mostra COLLAUDI. Omaggio a F. T. Marinetti a cura di Beatrice Buscaroli e Luca Beatrice. Gli eventi collaterali sono molti, nei primi mesi dopo l’inaugurazione anche più frequenti e vistosi e si snodano tra Arsenale, corderie dell’Arsenale, i Giardini della Biennale, i Padiglioni, il Palazzo delle Esposizioni (ex Padiglione Italia), il Padiglione Italia ( alle Tese delle Vergini dell’Arsenale). È inoltre dedicata al vetro artistico veneziano la mostra che ha luogo al Padiglione Venezia, organizzata dalla Regione Veneto, in concomitanza con la 53.

foto di Maria Caro

Esposizione, intitolata “…fa come natura face in foco” e curata da Ferruccio Franzoia. Un aspetto positivo da sottolineare è sicuramente il prezzo dei biglietti più che accessibili a noi studenti e che da la possibilità di visitare tutte le location, oltre al fatto che molte delle mostre sono gratuite. Purtroppo non ho potuto vedere l’intera mostra per mancanza di tempo e perché è immensa, ma mi ripropongo di tornare per la prossima edizione.

Maria Caro

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Questo è il suo articolo n°444

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