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Talking with Luca Desienna

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Quando mi è stata data l’opportunità di intervistare il fotografo ufficiale del world tour 2009/2010 di Diesel U Music, fotografo per rinomati magazine, tra cui Kult, Vice, Vanidad Mag, editore di Gomma Mag London, non ero nella pelle ed oggi posso trasmettere a voi l’emozione che ho provato nell’intervistarlo. Ecco a voi Luca Desienna.

courtesy Luca Desienna | desienna.com

Ciao Luca,dove ti trovi attualmente e Cosa stai facendo?

 

Ciao, mi trovo in Italia, sto finendo l’editing per un paio di servizi commissionati da IL (Intelligence in Lifestyle), inoltre sto rifinendo il mio sito nuovo e continuando un progetto fotografico qui in Italia, ma tornerò a Londra fra pochi giorni.

 

Sarei curiosa di sapere quando hai comprato la tua prima fotocamera.

 

Esattamente non mi ricordo, verso la fine delle scuole medie penso, una vecchia Canon in un mercatino.

 

Dai tuoi scatti è evidente che il tuo stile sia poco convenzionale, credo che hai deciso di non piegarti ad un trend coolish e da copertina ma, a mio parere, imprimi ciò che al momento ti cattura, senza preoccuparti di pose o costumi. A quale pubblico hai scelto di destinare una fotografia così selvaggia ed istintiva?

 

Ho sempre cercato di fotografare quello che io ritengo bello, una bellezza autentica, inconsueta e forse anche un po’ scomoda, fuori dai canoni comuni presumo, quello che qualcuno trova ‘brutto’ puo’ essere sexy per qualcun altro è un po’ come quando si è attratti dagli odori di alcune persone. Mi fa piacere trasmettere una certa istantaneità nel catturare i momenti, anche se a volte, ( molto spesso a dire il vero), questa istantaneità arriva da lunghe attese. A volte vedo la foto e se non ho la macchina al collo devo poi aspettare che ricapiti quella stessa situazione o eventualmente ricrearla, ma ricrearla è sempre molto, molto difficile.
Sinceramente non ho mai pensato al pubblico, ad un mio possibile pubblico ultimamente sto lavorando anche con il digitale quindi sto facendo lavori più “commestibili” e pubblicabili sto lavorando su due binari diversi allo stesso tempo, infatti ho due siti adesso, se mettevo assieme il mio bianco e nero con il digitale a colori avrei solo creato confusione, quindi sto tenendo le due cose separate.

 

Qual è stato fino ad ora il set fotografico più complicato da realizzare?

 

Mmm, bella domanda, il piu complicato tecnicamente direi An Exorcist Conflict ma anche Mud Olympics. Il primo perchè  sei nel bel mezzo di una “guerra” combattuta a colpi di farina, mari di farina di tutti i colori, è “complete madness”, e quindi devi ovviamente tappare per bene sia te che la macchina, ma la farina entra dappertutto e non è raro che l’apparecchiatura si guasti. Mud Olympics perchè se vuoi avere buoni scatti devi entrare nel fango pure tu, e non è facile muoversi nel fango quando ti arriva fino alle ginocchia! Ma anche City of Monkeys non è stato semplice, le scimmie mi saltavano addosso, mi volevano mangiare il cavo del turbo battery, mi saltavano sulla macchina! Avevo una guida spesso con me che praticamente non faceva altro che togliermi le scimmie di dosso.

courtesy Luca Desienna | desienna.com

Sbaglio se dico che non cerchi la bellezza ideale nei tuoi soggetti. Si vedono spesso persone anziane, personaggi dal gusto gitano e figure di confine. Cosa vuoi che trasmettano attraverso i tuoi scatti? Cosa ti spinge ad optare per soggetti così  “di nicchia”?

 

Io trovo che queste persone di confine, i gitani, quelli che non hanno nulla, esprimano un senso di libertà selvaggio a cui sono molto attratto, (quando non hai nulla non hai niente da perdere) , quindi sei molto piu libero di esprimerti , di muoverti e di farti fotografare anche, non ti devi preoccupare di beghe sulla privacy o su quello che la gente puo’ pensare di te.
Quindi diventa un’esperienza positiva anche per me, passare del tempo accanto a tanta spontaneità e tanta libertà. Che cosa c’è di più bello di fotografare la verità nuda delle persone? E queste persone sono nude, non hanno veli, maschere o status quo.

courtesy Luca Desienna | desienna.com

Guardando il tuo sito web, ci siamo soffermati molto sulla sezione dedicata ad un tuo servizio fotografico svoltosi in Romania (anno 2007). Ultimamente si sente molto parlare della Romania come emergente polo culturale attivo nella musica, nella fotografia e nell’arte contemporanea. Pare che una bella schiera di artisti romeni siano pronti a far parlare di sé nell’Europa occidentale. Hai avuto la fortuna di entrare a contatto con quest’ambiente in fermentazione? Come sei stato accolto tu in quanto artista italiano?

 

Della Romania conosco soprattutto Maramures e la Transylvania, sono solo passato per la capitale. Penso che queste effervescenze artistiche e culturali si trovino soprattutto in città’, Bucarest, Timisoara etc., quindi non saprei. Posso parlare delle zone in cui ho vissuto, molto raw e genuine, la gente è molto altruista ed amichevole, mi sono trovato benissimo e ho instaurato delle buone amicizie.  Lì la gente fa ancora l’autostop per strada, non c’è crimine, un senso della famiglia enorme, un rapporto con la natura basato sul dare-e-avere. Sto cercando di comprare una casettina in legno da quelle parti tanto mi è piaciuto.

 

La sezione landscape del tuo sito on-line ci mostra il tuo rapporto con la natura  e con i paesaggi. Cosa ci dici in proposito?

 

Beh, amo la montagna e conosco le Dolimiti molto bene, le ho volute fotografare due anni fa con la medio formato. Simile è il lavoro che ho fatto a Lanzarote ” Terra & Fuoco”.

 

Quanto il bianco e nero può essere utile in uno scatto al fine di una migliore resa finale? Credi dia una maggior intensità o è semplicemente un vezzo?

 

Il bianco e nero riesce ad esprimere gli umori del fotografo molto più del colore, è una fotografia in un certo senso più  artificiale perché distorce la realtà ulteriormente, ma allo stesso tempo è più vera rispetto alle volontà del fotografo, perché riesce ad imprimere le sue sensazioni umorali, le sue visioni ed esperienze.

courtesy Luca Desienna | desienna.com

Siamo rimasti affascinati dai tuoi scatti della serie Fetish. Quanto sei riuscito ad esprimere con la tua arte in un luogo così vibrante e vivo? Preferisci una location del genere o la pace delle Dolomiti?

 

Adoro la varietà, il cambiare delle situazioni, penso che questo sia uno degli aspetti piu positivi del lavoro di fotografo. E ogni location cerco di imprimerla attraverso il mio gusto personale, le mie sensazioni.
Noi fotografi ci danniamo per trovare dei luoghi e delle persone nuove che non sono ancora stati fotografati, facciamo migliaia e migliaia di chilometri per una location scoop, quando attorno a noi potremmo trovare un sacco di storie da raccontare.

 

Che cosa pensi della fotografia digitale?

 

Che è  bellissimo non dover scansionare!

 

Stai lavorando a qualche altro progetto ultimamente?

 

Quest’anno voglio lavorare in zona, stando in Europa. Ho contattato Martin Degville, il cantante degli Sigue Sigue Sputnik, ve li ricordate? Suonano ancora e sto iniziando un progetto fotografico con lui. Poi sto contattando degli stranieri che vivono in Italia, vorrei seguirli con la fotocamera, sono molto curioso di fotografare questa Italia che non riesco esattamente a capire com’è. E sto iniziando una storia su una transgender amica mia che abita a Londra.

 

Hai una sorta di guida o un punto di riferimento tra i grandi che hanno praticato e praticano la tua arte?

 

Mi piacciono Trent Parke, Antoine d’Agata, Roger Ballen, Michelle Sank e Anders Petersen, …poi Bakharev, Ten Hoopen, Miroslav Tichý.

 

Immagino che vi siate già innamorati di Luca e quindi vi invito a visitare il suo sito personale fresco di restyling desienna.com

Domino Satoboy

scritto da

Questo è il suo articolo n°4

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