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Harif Guzman aka Haculla

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Qualche settimana fa si è chiusa con una grande festa la mostra personale di Harif Guzman a New York intitolata “Powers”. Ma chi cavolo è sto Guzman? A quanto pare, a detta dei più attenti collezionisti newyorkesi, Harif è il nuovo  fenomeno prodotto dall’instancabile ed imprevedibile mercato dell’arte americano che fino a qualche tempo fa tappezzava i muri della città a colpi di spary formandosi “Haculla”. In una sua intervista racconta che, appena arrivato a newyork (lui è venezuelano di origini), non aveva neppure un posto dove dormire e per anni ha campeggiato sul divano di non so quante case, beneficiando della disponiblità e della compassione di conoscenti ed amici.

Oggi ha il suo bel loft-atelier dove sforna i suoi pezzi che pare vendano anche bene. Diceva il grande Enrico Montesano in un vecchio sketch:” st’Americani sò foorti!”, alludendo al grande sogno che a quanto pare si è realizzato anche per questo americano naturalizzato. Harif ha tutta l’aria di essere uno di quei tipi che quando gli chiedi cosa fanno ti rispondono distrattamente con un:” ..ma faccio un pò di cose, dipingo, faccio foto, vado in skate, ho fatto anche un po’ di video.. “. Ed è proprio così. Il ragazzo sembra avere una verve artistica multidisciplinare, anche se dando un’occhiata alle sue diverse passioni, forse, l’unica in cui si nota una certa originalità sono proprio i suoi dipinti/installazioni in cui fa largo uso dei cosiddetti “mixed media”, vedi le lucine a led intermittenti e che virano di colore usati in alcuni dei suoi pezzi più recenti.

Quello che non manca nei suoi lavori è sicuramente l’ironia e la sfrontatezza, realizzati con un tratto fin troppo elementare e disimpegnato, che, unito ai temi chiaramente pornografici, potrebbero apparire come il frutto di un’operazione finalizzata a catturare l’attenzione dei media, che di questi tempi sembra essere la vera chiave di volta per chi intende farsi notare. C’è qualcos’altro dietro a cotanta “dissacrante semplicità”? Non saprei, ma posso dire che ho trovato il suo modo di fare “arte” sicuramente divertente.

Per chi volesse saperne di più: harifguzman.com

Dimitri Grassi

scritto da

Questo è il suo articolo n°319

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