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I Disturbi di Francesco Camillo Giorgino detto Millo

Se conoscete persone che rifiutano ogni contatto con il mondo esterno, che trascorrono ore ed ore davanti ad internet in cerca di amicizie facilmente reperibili e consumabili, se queste persone sono soprattutto adolescenti allora ci si trova di fronte a casi di Hikikomori, un disturbo che stando alle ultime stime affligge il 20% dei teen-ager nipponici. State tranquilli, non siete finite nella pagina sbagliata. Siamo solo stati alla mostra su Francesco Camillo Giorgino, anche conosciuto come Millo, che si è tenuta al Sinister Noise di Roma dal 9 al 16 novembre e che abbiamo il piacere di raccontare attraverso parole e immagini, quelle dell’artista pescarese selezionate per “Disturbi”, titolo dell’evento che rientra nel programma Who’s Next Expo.

 

Hikikomori - Millo

 

Se alla voce alla voce “disturbo” il vocabolario della lingua italiana indica un disordine psichiatrico che tende a manifestarsi con una grande quantità di forme, Millo trasforma tale disordine in arte attraverso delle vere e proprie realizzazioni che mettono lo spettatore di fronte ai tanti infiniti modi di interpretare la realtà ed il nostro rapporto con essa. Difatti, le sue creazioni, ovvero una serie di oli su tela, rappresentano l’approccio dell’arte verso la psiche umana fortemente alterata da situazioni che molto spesso denunciano la solitudine dell’uomo e la sua incapacità di interagire con il mondo circostante, una predisposizione all’isolamento che l’artista cattura e sottolinea con la scelta dei colori che ricade sul bianco e sul nero, i quali sembrano a loro volta prefigurare un gioco tra luce ed ombre, tra verità ed apparenze che si nascondono in noi.

 

Effetto weter - Millo

 

Un esempio di quanto detto è il dipinto “Sindrome di Bordeline” in cui l’artista rappresenta una figura femminile che, attraversando le correnti marine, vede sotto di sé riflessa la sua ombra che si stacca dal corpo per depositarsi sul fondo. Millo va così ad intaccare quella che è stata definita come la Borderline, ovvero la linea di confine tra la stabilità e l’instabilità della personalità dell’individuo, della sua percezione di sé e dunque della sua identità.

 

Borderline stencil - Millo

 

Le conseguenze che derivanti dalla non curanza di questi disturbi della psiche umana possono essere irreversibili, come viene fortemente evidenziato dalle opere di Millo: un esempio è il “Copycat Suicide”, l’opera in cui i gatti suicidi stesi su una strada cittadina ricalcano quel particolare fenomeno che, noto anche come “Effetto Werther” in virtù del romanzo “I dolori del giovane Werther” di J.W. von Goethe, trasforma la notizia di un suicidio in una catena di altri suicidi.

 

Quicksand - Millo

 

L’esaurimento emozionale e la spersonalizzazione sono altre parole che servono ad accompagnare le immagini realizzate da Millo, le quali raggiungono il loro apice in “Quicksand”, in cui la solitudine dell’essere umano di fronte alla grandezza spaziale e temporale della metropoli che vive nonostante la disperazione dell’individuo abbandonato a se stesso e alle proprie paure. L’altezza dei palazzi sottostanti, quel gioco continuo tra luce ed ombra riflesso sulle geometrie che si sovrappongono nell’immagine rivelano la labilità dell’esistenza umana, sospesa a metà tra ciò che conosciamo e ciò che si nasconde dentro di noi che l’arte sa rivelare.

 

Per chi volesse saperne di più: millo.biz

Eva Di Tullio

scritto da

Questo è il suo articolo n°178

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