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Il Padiglione Italia alla Biennale di Venezia, quale magia

Anche quest’anno ziguline si aggira tra i padiglioni della Biennale di Venezia per fare il punto della situazione in tema di arte contemporanea. Tra i padiglioni nazionali, la curiosità è come sempre rivolta al Padiglione Italia, un po’ come succede ai Mondiali di Calcio, durante i quali anche i meno appassionati si ritrovano a seguire tutte le partite della nazionale. Al di là delle insondabili motivazioni per cui in ognuno si risveglia un sentimento di appartenenza che, confuso con quello di familiarità, ci autorizza a entrare nel merito delle scelte del curatore, appare chiaro che questa edizione è decisamente diversa dalle precedenti. E di un cambiamento c’era veramente bisogno.

 

Imitazione di Cristo, 2017, Roberto Cuoghi- photo credits Roberto Marossi

 

In “Il mondo magico”, a cura di Cecilia Alemani, direttrice della sezione arte della High Line di New York, siamo certi ha messo d’accordo i più la scelta di non modificare gli ambienti del padiglione con pesanti allestimenti, preferendo lasciare alle opere il compito di definire la percezione dello spazio e di creare il percorso di visita. In controtendenza con le passate edizioni affollate di artisti per non dispiacere nessuno, per la 57.ma edizione il padiglione è stato suddiviso in tre aree per i tre artisti, Giorgio Andreotta Calò, Roberto Cuoghi e Adelita Husni-Bey, optando per uno svecchiamento evidente, almeno dal punto di vista anagrafico.

Imitazione di Cristo, 2017, Roberto Cuoghi- photo credits Roberto Marossi

 

A metà tra il laboratorio scientifico, un obitorio e una serra in cui si alternano vari microclimi, l’opera “Imitazione di Cristo” di Roberto Cuoghi, classe 1973, si conclude con l’affissione/ crocifissione delle sculture al muro di fondo. Le immagini di Cristo vengono prodotte live e in serie, sfornate e poi infornate dopo che muffe e altri esserini ne hanno rosicchiato la materia organica. Un lavoro alquanto raccapricciante ma efficace nella sua schiettezza. La domanda, per Cuoghi, è piuttosto chiara: è possibile oggi rappresentare la figura di Cristo? Un quesito che può sembrare fuori contesto, fuori tempo, fuori moda ma ha un potere evocativo non da poco e oscilla dal riflessivo ed esistenziale al macroscopico, alludendo semmai alla questione dell’immigrazione. Insomma, la tragedia umana e divina fuse insieme, nel simbolo della pietà e del dolore supremo e che allude una cultura secolare profondamente italiana.

 

The Reading / La Seduta, 2017, Adelita Husni-Bey – photo credits Roberto Marossi

 

Dopo lo sconcertante inizio, cerchiamo rifugio nell’ambiente destinato a “The Reading/La Seduta”, installazione della giovane Adelita Husni-Bey (Milano, 1985). L’opera è più leggera, meno monumentale e sofferta. Nel video l’artista sottopone i partecipanti – giovani reclutati dai laboratori didattici di Manhattan, of course! –  a una seduta di lettura dei tarocchi da lei ideati. Sfruttando l’ambiguità della figurazione e del significato delle carte pone alcune questioni di attualità che vanno dall’ambientale al personale, dal sociale all’economico. Un video che poteva essere autosufficiente ma che è stato circondato da una installazione luminosa di cui stiamo ancora aspettando di capirci qualcosa.

 

The Reading / La Seduta, 2017, Adelita Husni-Bey – photo credits Roberto Marossi

 

Infine, in cima a una breve scalinata metallica, il pubblico è invitato a osservare uno spazio indefinibile, oscuro, nel quale l’architettura del padiglione si specchia su varie superfici amplificando il senso di vertigine. No, non è l’incursione dell’artista norvegese Per Barclay! È l’opera di Giorgio Andreotta Calò (Venezia, 1979), che spicca per spettacolarità, non certo per originalità ma che, tutto sommato, ci è piaciuta.

 

Senza titolo (La fine del mondo), 2017, Giorgio Andreotta Calò – photo credits Roberto Marossi

 

Insomma quest’anno il Padiglione Italia non passa inosservato. Attraverso i tre artisti, la curatrice della mostra è riuscita a tracciare tre vie possibili, tre visioni del mondo e del fare arte, accomunate dall’essere spunti di riflessione. Ma cosa ci sia di magico, immaginifico e meraviglioso non ci è dato sapere.

 

Padiglione Italia – Arsenale, Tese delle Vergini
Il mondo magico, a cura di Cecilia Alemani
dal 13 maggio al 26 novembre 2017
dalle ore 10.00 alle ore 18.00
dal 13 maggio al 30 settembre sede Arsenale
apertura prolungata il venerdì e il sabato
dalle ore 10.00 alle ore 20.00 giorno di chiusura
lunedì ad eccezione di: 15 maggio | 14 agosto | 4 settembre | 30 ottobre | 20 novembre

Luciana Berti

scritto da

Questo è il suo articolo n°22

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