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Augusto De Luca il papà dei graffitari?

Alzi la mano chi non ha mai sentito parlare di Augusto De Luca. Riproviamo. Alzi la mano chi non ha mai sentito parlare del “Cacciatore di Graffiti“. Siate seri, se siete nostri  lettori abituali sapete bene di chi stiamo parlando.

In un vecchio articolo vi avevamo già presentato questo “personaggio” allora agli inizi della sua carriera come “Graffiti Hunter“. In quella occasione vi avevamo parlato della performance condotta con l’ausilio del suo fidato braccio destro Iabo, anche lui ospite di ziguline in una interessante intervista dedicata alla cosiddetta Street Art.
Ebbene, a distanza di un anno, abbiamo voluto conoscere meglio il deus ex machina che ha dato vita ad un vero e proprio “caso” sul web e fuori dal web. Qualche giorno fa tramite skype  abbiamo fatto una bella chiacchierata con quello che per noi è diventato il “papà dei graffitari”.

Nell’intervista che segue Augusto De Luca ci ha racconato per bene chi è il “Cacciatore di graffiti“.

 

 

Allora Augusto, facci capire un po’. Tu una mattina te ne andavi in giro per le strade di Napoli, quando il tuo sguardo viene rapito da strani adesivi, poster in bianco e nero e altro genere di disegni a cui la gente della città non fa più caso. Ne sei rimasto così folgorato da non riuscire a fare a meno di allungare la mano ed iniziare a staccarli dalla loro sede “naturale” per portarteli a casa. E’ cosi ? Raccontaci un pò come è iniziato tutto.

 

Ho cominciato la mia carriera di fotografo verso la fine degli anni 70. Negli anni 80 ho conosciuto il gallerista napoletano Lucio Amelio. A Napoli in quegli anni c’erano quattro galleristi importanti: Lucio Amelio, Lia Rumma, Pasquale Trisorio e Peppe Morra. Noi giovani artisti di allora, frequentavamo assiduamente le mostre nelle loro gallerie. In quegli anni con me c’erano Mario Martone, Toni Servillo, Nino Longobardi, Ernesto Tatafiore etc. Tutti noi fummo scelti da Lucio Amelio per realizzare la rassegna sulla “Nuova Creatività del Mezzogiorno” e in quel periodo ho avuto modo di incontrare personalmente artisti come Warhol, Rauschenberg, Beuys e Keith Haring, poco conosciuto a Napoli all’epoca ma che mi colpi’ particolarmente. M’innamorai immediatamente dei suoi lavori.

Mi affascinava quel suo tratto semplice, preciso e allo stesso tempo geniale. A partire dal 2005, dopo aver trascorso alcuni anni a Roma, tornato a Napoli, mi sono accorto che sui muri della città c’erano tanti pezzettini di carta colorati che mi ricordavano le opere di Haring, Ronnie Cutrone e Kenny Scharf. Ne sono stato subito colpito. Avevo sempre avuto la tentazione di prenderli. Io ancora non sapevo nulla di questa “Street Art”. Non sapevo bene cosa fossero questi disegni, immaginavo che fosse opera di ragazzi, ma non sapevo che si trattasse di una specifica corrente artistica.

 

 

 

Cominciai a raccoglierli perchè mi piacevano e perchè in questo modo sapevo di poterli preservare dall’usura dello smog e della pioggia…. che col tempo li avrebbe rovinati. C’è da dire che quando li staccavo erano già stati affissi da un po’ ed erano già consumati. Aggiungo anche che a riprova della mia sensibilità per l’arte, quando qualche sticker non si staccava, io lo riattaccavo per bene, evitando che si rovinasse prima del tempo. Da quel momento con la mia compagna Nataliya prendemmo l’abitudine di andare “a caccia” in giro per la città muniti di uno scaletto. I primi due stickers che ho preso erano due paperi di Kaf. Molti pezzi li ho poi restaurati nel vero senso della parola. Spesso ricoloravo le parti mancanti o rovinate con la stessa vernice. E così ho raccolto un buon numero di pezzi a testimonianza di un preciso periodo storico della Street Art Napoletana.

Poi conobbi casualmente Luca Borriello dell’Osservatorio Nazionale sulla Street Art. Quando venne a casa mia rimase sorpreso dalla collezione, riferì di questa mia attività ad una giornalista del “MATTINO” che si innamorò della storia e mi chiese le fotografie che documentavano l’OPERAZIONE. Inaspettatamente mi ritrovai pubblicato in un articolo a cinque colonne intitolato “Il Cacciatore di graffiti”.
E’ stato quindi il “MATTINO” a ribattezzarmi “Graffiti Hunter”. Aggiungo che questo articolo aveva un richiamo in prima pagina con una foto che mi ritraeva mentre staccavo un poster di IABO. Successivamente IABO chiese a Luca di incontrarmi. Una sera andammo in pizzeria e lui mi propose di realizzare una performance dal titolo : “Reazione Incatena” presso la Not Gallery di Piazza Trieste e Trento, dove lui mi avrebbe sequestrato e incatenato all’interno di una gabbia vendicandosi del mio precedente “furto”.

 

 

A me piacque molto la cosa e durante la performance, improvvisando, cominciai a fotografare dalla gabbia alcuni manifesti messi a terra fuori dalla mia portata, come a dire : “uocchi chini e mani avvacante” ovvero “occhi pieni e mani vuote”. Il messaggio era che io non avrei più potuto appropriarmi di quelle opere se non con l’unico strumento a mia disposizione : la macchina fotografica. Mentre scattavo le foto mi venne spontaneo ripetere in continuazione “prendi l’arte e mettila da parte, prendi l’arte e mettila da parte”. Ho ripetuto questa frase durante tutta la PERFORMANCE. In realtà il cacciatore in quel momento rappresenta il vero collezionista. Io penso che esistano diversi tipi di collezionisti. C’è quello che investe per far soldi e c’è quello che vuole arredare la sua casa e allora cerca il pezzo che meglio si adatta al suo divano o al suo tappeto. Questi per me non sono dei veri collezionisti. Il collezionista deve “SENTIRE” l’opera. Come diceva un mio vecchio amico antiquario soprannominato ‘On Vincenzo ‘o cacaglio’, perchè balbettava : “il pezzo antico ti deve chiamare, solo così capisci che quello è il TUO pezzo”. Il collezionista è qualcuno disposto a mangiare l’opera d’arte, quella che vuole a tutti i costi possedere.

Successivamente io e IABO (siamo una coppia ben assortita, abbiamo molte affinita’ creative ed artistiche, lui si occupa magistralmente anche del lato tecnico e grafico dell’OPERAZIONE) ci siamo resi conto che avevamo accumulato un bel po’ di materiale tra foto e video con cui avevamo documentato tutta la mia AZIONE. Da qui ci è venuta l’idea di pubblicare tutto su internet realizzando l’attuale pagina su myspace con cui di fatto, parte la seconda fase dell’operazione, quella più importante che ha avuto una risonanza maggiore : “The world of street art revealed to everybody” come recita il testo della pagina su internet.

 

 

L’idea era di dare un seguito alla prima parte della PERFORMANCE, valorizzando la Street Art, portandola con INTERNET nella casa di tutti. Usando vari accorgimenti, cercando fin dall’inizio di incuriosire il mondo del writing ma soprattutto la gente comune, l’operazione era si artistica ma diventava anche POPOLARE. All’inizio mi sono beccato molte accuse da parte dei writers che all’oscuro della natura dell’ OPERAZIONE mi accusavano del furto delle loro opere.

C’è da dire che in un primo momento nessuno sapeva chi fosse questo “cacciatore di graffiti”, quindi per dare credibilità alla PERFORMANCE era giusto che io venissi allo scoperto. Allora ho cominciato a mostrare anche i miei lavori di fotografo. Ho mostrato cosa ho fatto in trent’anni di carriera : I miei 12 libri, le sette schede telefoniche su cui sono riprodotte le mie foto stampate su 19 milioni di pezzi, il premio “CITTA’ DI ROMA” vinto insieme ad Ennio Morricone, insomma ho dato prova del mio curriculum in modo da “certificare” e “garantire” l’OPERAZIONE.

Da lì c’è stato un crescendo di attenzione verso la mia pagina su internet, e coloro i quali all’inizio erano contro di me, ora sono dalla mia parte. Moltissimi sono i writers che dicono: “continua così, almeno c’è una voce che ci da man forte”. Il momento favorevole per il mio ESPERIMENTO, è coinciso con il periodo in cui lo Stato si era messo contro gli street artisti, appesantendo le pene per chi “imbrattava i muri”.
Da questo momento la mia PERFORMANCE è l’unica risposta che i writers possono dare alle istituzioni.

Oggi la PERFORMANCE, la PROVOCAZIONE consiste nel bombardare con il mio messaggio, e con le mie immagini, gli space di tutte le donne d’Italia. Sono partito da quelle di Napoli ed ora ho raggiunto 11.000 donne in tutta Italia, dai 17 ai 50 anni. Ho scelto le donne innanzitutto perchè mi piacciono di più, poi perchè sono più creative ma soprattutto più chiacchierone e quindi mi aiutano con il loro passa parola a portare avanti la PERFORMANCE. Mi sono accorto che tantissima gente non conosce la street art. Molti di quelli che credono che questi “pezzi di carta” attaccati ai muri è immondizia, adesso si stanno ricredendo e mi scrivono complimentandosi.

 

 

Augusto De Luca e Myspace. Io dico, ci sono milioni di ragazzini che ogni giorno si ammazzano per rendere i loro “spaces” attraenti e colorati pur di allungare sempre di più la lista degli amici. Poi un bel giorno arriva un cinquantenne, sconosciuto ai più nella cybersfera, che si fa ritrarre incatenato con una maschera sadomanso in una pseudo gabbia e da quel giorno tutti i writer di questo mondo non hanno occhi ed attenzioni che per lui. Dì la verità a quale agenzia di “marketing sovversivo” ti sei rivolto?

 

In realtà sono io l’agenzia di marketing, vedi Dimitri, sono trent’anni che opero nel mondo dell’arte, ne ho viste di cotte e di crude. Una volta impadronitomi dello strumento myspace, una volta capito come funziona il sistema, è chiaro che io parto…. come creativo e come persona intelligente. E cerco di lavorare al meglio.

Tra l’altro di questa cosa se ne è accorta lo stesso myspace che mi ha chiamato per propormi di partecipare alla loro campagna “conosci meglio”. Sono stato tra i primi ad essere contattato per questa loro operazione. Io ho fatto semplicemente quello che la testa mi ha detto di fare. Addirittura all’inizio mi facevo mandare sul myspace, da una ragazza sarda Paola Ruju, delle immagini scenografiche per arricchire la pagina. A poco a poco quella pagina su internet è diventata una vetrina per gli artisti di tutto il mondo. All’inizio ho anche ragionato su quali “amici” contattare per primi, in modo da avere maggiore credibilità, amici come ad esempio il Guggenheim, Michael de Feo, Obey, che comparivano tra i miei top, proprio per crearmi la giusta base di partenza e dare una garanzia a chi entrava nel mio space.

E’ stato fatto tutto in modo ragionato e sistematico. Di fatto sono arrivate e stanno arrivando tante occasioni, come la partecipazione all’operazione di Tim Tribù a Cava de Tirreni. A settembre parteciperò alla manifestazione Stradafacendo a Torino. Art Chanel mi ha chiesto il video, questa stessa intervista su Ziguline, la partecipazione ad aprile a“BN Post It up” a Benevento. La cosa sta crescendo, non so dove arriverà, ma più di tanto non mi interessa….. è un work in progress….. si sviluppa strada facendo.

 

Devo dire che sei stato molto bravo ad aprire una sorta di dialogo con questo mondo. Con l’operazione “Cacciatore di graffiti” hai dimostrato di conoscere il linguaggio di chi fa street-art riuscendo a quadagnarti la loro attenzione e stima. Pensi che il fatto di essere un Fotografo, e la F maiuscola non è casuale, ti abbia aiutato in questo?

È chiaro che come dicevo all’inizio, il fatto di aver ” mangiato” Arte con la A maiuscola, l’essermi confrontato con artisti importanti che oggi troviamo sui libri di storia dell’arte, mi ha dato una forma mentis diversa. Quindi so esattamente come funziona il processo creativo di un’OPERAZIONE e di una PERFORMANCE…. so che fine fa. In trent’anni ho visto come si sono “evolute”, cosa è successo alle AZIONI realizzate in quel periodo, quindi ho un bagaglio culturale, in questo senso, notevole. Questo mi ha aiutato moltissimo.

Ho previsto quello che sta succedendo, tutto ciò mi è servito tantissimo, ho avuto grandi esempi, ho imparato che in arte 2+2 non fa sempre quattro, che quello che oggi sembra “strano”, domani viene accettato e questo….. col senno di poi, è la visione di quello che ho fatto, perchè all’inizio ero il “ladro di graffiti” ora sono diventato il “paladino” degli street artisti. Credo fermamente che la mia PERFORMANCE valorizzi la Street Art. Bisogna capire che una cosa è che don Ciccio il salumiere prende una scala e va a staccare il pezzo di carta dal muro, un’altra se a salire sullo scaletto è una persona che vive da 30 anni PER e CON l’Arte. E’ chiaro che nella seconda ipotesi gli stickers avranno un valore, se non commerciale, almeno estetico.

 

 

Essere diventato il paladino degli artisti di strada di mezzo mondo, ti fa sentire un po’ come il papà dello street-art ? Com’è il rapporto con questi ragazzi? molti dei quali potrebbero essere tuoi figli, anagraficamente parlando.

 

Innanzitutto voglio dire che anagraficamente posso essere anche il papà, ma la mia testa è quella di un “uagliunciello”. Se non fosse così non sarei un creativo. Il creativo deve avere una testa “fresca” una testa giovane, altrimenti “nun cumbina cchiù nient”. Quindi mi sento molto giovane dentro, anche se sembra un luogo comune, una frase fatta. Certo in questo momento mi sento il papà di tanti street artisti che hanno una ventina d’anni, ma spero di diventare anche il nonno dei graffitari, perche’ vorrei lavorare in questa direzione ancora per molti anni. E’ stato bello vedere come mi hanno accettato quando sono andato a Cava De Tirreni, per la performance di Tim Tribù. Li’, ho visto veramente l’affetto di questi ragazzi, la gratitudine per quello che stavo facendo per loro, si sono visti aiutati, spalleggiati. Molti di essi si sentono soli, abbandonati nella loro arte, hanno paura di uscire per le strade, hanno paura di farsi vedere, hanno paura di “acchiappare” le multe. Con me si sono sentiti un po’ più rassicurati, difesi.

Da quella esperienza a Cava sono tornato con molte testimonianze di stima e affetto come dimostrano le foto che ho fatto con alcuni di loro, gli stessi che all’inizio mi guardavano con sospetto, dopo aver capito il senso dell’operazione sono ora in mio favore. Devo dire che ci sono ancora degli street artisti di dura cervice che dicono “’o piezz adda sta mmiezz a via e basta”, ma io spero che presto anche loro capiscano fino in fondo quello che sto facendo.

 

 

 

Quanti pezzi hai a casa tua? Immagino che sia diventato un vero e proprio museo. Quali sono i giorni d’apertura della galleria De Luca e quanto costa il biglietto? Visto che non abbiamo altre chance per vedere le opere che hai “trafugato” dalla strada.

 

Innanzitutto non le avreste viste comunque perchè si sarebbero distrutte, e quindi pezzi storici come le papere di kaf, i teschi- tag, oppure le bare di Cyop sarebbero scomparsi. Non dimentichiamoci che se esistono ancora le tag di Basquiat firmate SAMO è grazie ai collezionisti. Se esistono ancora i pannelli neri su cui Haring dipingeva con il gessetto bianco nelle metropolitane di New York è grazie ai collezionisti, è un patrimonio storico incredibile. Comunque casa mia non è un museo, lo è per me semmai. Io come ho già detto in altre occasioni, tutta la collezione, spero, se Dio vorrà, di donarla a qualche istituzione pubblica o privata quando sarà il momento, e per questo, non ci sarà una mostra. E’ una collezione che ha un valore intrinseco, proprio perchè è la collezione del “cacciatore di graffiti”. Esponendola ora potrei anche dare fastidio a qualche writers, perchè sono pezzi che io ho preso dalla strada. Quando li donerò, la collezione diventerà patrimonio di tutti, anche se già adesso in parte lo è perchè pubblicando le foto di questi pezzi sul mio space di fatto li ho resi fruibili a tutti. Anche se molti street artisti sono convinti del contrario poiche’ dicono che le loro opere già erano visibili alla massa essendo affisse ai muri ; io non sono d’accordo con questa posizione perchè al di fuori della cerchia degli artisti e degli appassionati, la gente comune non se ne accorge nemmeno della loro presenza, anzi in molti casi, come ho già detto, crede che si tratti di immondizia attaccata ai muri.

 

Hai mai ricevuto critiche da qualcuno per quello che stai facendo?

 

Per me è più importante il dissenso che il consenso, perchè il dissenso, lo scontro fa discutere, ed è questa provocazione che ho voluto trasmettere tramite la performance. La discussione è importante perchè genera il passa parola e fa si che la gente parli di Street Art. I GRAFFITI vanno valorizzati. La gente vedendo che stacco le opere dai muri s’incuriosisce. PROVOCARE serve, appunto, a far DISCUTERE. Non è importante COSA si dice della PERFORMANCE, è importante CHE si dica, CHE se ne parli…..parlare della mia PERFORMANCE significa parlare di STREET ART……… è quello che voglio. La maggior parte degli street artisti anche quelli più noti, quelli storici, come BOL 23, hanno capito e mi appoggiano, solo Kaf è rimasto sulle sue posizioni. A dimostrazione di questa cosa io ho raccolto una montagna di testimonianze di apprezzamento che spero un giorno di poter mostrare attraverso un libro in cui racconterò la storia del “cacciatore di graffiti”.

 

Mi chiedevo come mai non avessi pensato al mondo della fotografia quando hai messo in piedi l’iniziativa del cacciatore di graffiti? Perchè non cacciatore di “scatti”?

 

La risposta è scontata perchè i “cacciatori di graffiti” nel mondo, sono fotografi che si limitano ad immortalare le opere sui muri. Con il mio gesto ho voluto lanciare una provocazione per suscitare una discussione, un’attenzione sulla street art.

 

 

L’Augusto De Luca fotografo ha le stesse attenzioni, da parte del pubblico, del Cacciatore di Graffiti?

 

Io sono una persona che nel campo dell’arte si è mossa e si muove a 360 gradi, fatta eccezione per la mia laurea in giurisprudenza che in reltà è stato un “bacio perugina” per i miei genitori, l’ ho fatto per farli contenti. In realtà la cosa non mi interessava. Dopo tre giorni come praticante procuratore ho smesso subito con la carriera giuridica. Sono un collezionista, un conoscitore dell”iconografia ritrattistica borbonica, un conoscitore di vari tipi di oggettistica come calici, tappeti, incisioni napoletane, icone russe, maschere africane. Sono un musicista, compongo pezzi alla chitarra classica, sono un fotografo e adesso sono anche il cacciatore di graffiti.

Queste cose si alternano nella mia vita. Per un periodo sono più cacciatore, per un periodo sono più fotografo, per un altro sono più collezionista e così via. Le mie “anime” dormono dentro, ma rimangono tutte. Diciamo che in questo periodo il cacciatore prevale sulle altre. Ci tengo a dire che in tutte le cose che ho fatto, ringraziando Dio (sottolineo che sono molto credente) hanno avuto sempre successo. Voglio ricordare la mia collaborazione, come fotografo, con la TAV, che mi ha incaricato di interpretare fotograficamente le città che la linea dell’alta velocità andava ad attraversare, ho insegnato fotografia per 3 anni al Circolo Montecitorio della Camera dei Deputati, ho realizzato copertine di dischi come quella per Rick Wakeman tastierista degli Yes, ho lavorato per Vogue, ho curato la scenografia per il primo programma televisivo di Michele Santoro, su Rai Tre, “Samarcanda”, ho tenuto una mostra alla Camera dei Deputati alla presenza di Carlo Azelio Ciampi e Napolitano (due presidenti con una fava).

Quindi credo di essermi realizzato come fotografo. Adesso mi sto realizzando come performer, ovvero come “papà dei graffitari”, quindi mi sta benissimo questo appellativo. L’uno non leva niente all’altro.

 

 

 

Quali sono i posti che frequenti di solito a Napoli  per scovare nuovi talenti della strada?

 

La cosa funzionava così : dicevo in genere alla mia compagna Nataliya : “andiamo a caccia”, usavo proprio questo termine. Alcuni giorni uscivamo solo per vedere, per individuare gli stickers, e la domenica ritornavamo a prenderli, alla luce del giorno. Infatti si formava sempre un capannello di gente incuriosita intorno a noi. Il nostro luogo preferito era il centro storico di Napoli. E’ proprio lì che i writers si sbizzarriscono.

 

Avevamo chiesto a Iabo, quando l’abbiamo intervistato, dove ci consigliasse di andare a mangiare una buona pizza a Napoli, ma a quanto pare sembra che i giovani napoletani non ne possano più sentire parlare. Anche tu un pentito del piatto più famoso del mondo?

 

Io dico che è una fesseria, conosco anche questo “iter”, è una fase che vivono “tutt’è uagliune”. Anche io da giovane odiavo la pizza, era scontata……. sembrava una figuraccia portare la mia ragazza a fare la pizza, era un luogo comune. In realtà il napoletano, “nun s’à scorda a’ pizza”. La pizza è qualche cosa di insuperabile, e la scopri, anzi la riscopri in età avanza, purtroppo proprio quando hai il colesterolo e i trigliceridi troppo alti. Quindi i ragazzi la snobbano solo per un vezzo, per dimostrare che non si accontentano di cose troppo “normali” sopratutto per un napoletano. La realtà è che sono poche le pizzerie che fanno la PIZZA BUONA ma ci sono. Ti faccio qualche esempio : c’è Cafasso a Fuorigrotta, c’è Alba a piazza Immacolata, c’è Vittoria a Via Piscicelli. Vittoria fa un calzone fritto che è la fine del mondo. Diciamo che in Via Tribunali c’è ne sono alcune. Brandi…… solo quando la pizza la fa proprio LUI, il proprietario.

 

Cosa vorresti dire a Iabo che ha lanciato questa crociata contro la pizza ? (vedi gruppo su Facebook Nè Pizzo Ne Pizze)

 

A Iabo diciamo che : “ si cuntinuasse a magnà i tosts ”.

 

Per quei pochi che ancora non conoscessero la sua pagina su myspace:

www.myspace.com/augustodeluca

Dimitri Grassi

scritto da

Questo è il suo articolo n°319

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